Giornalismi d’oggi

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Poi dice: come mai sei passato dal giornalismo alla ricerca accademica? Questo è un dettaglio della prima pagina web de La Stampa, eh mica Chi o Tv Sorrisi e Canzoni.

Screen Shot 2015-03-29 at 2.44.10 AMGià m’immagino la richiesta del mio ipotetico caporedattore: “Sciltian, caricami una bella galleria di gattini che fanno ‘ciao’ con la zampetta, da bravo”. Ma anche no, ecco.

Scrittori o scriventi?

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indexSono rimasto colpito da un post su Facebook di Luigi Romolo Carrino. Oggi esce il suo nuovo romanzo, La buona legge di Maria Sole (edizioni e/o) e lui ieri ha fatto una sorta di appello ai suoi 2900 e passa contatti di FB invitandoli a leggere il suo libro e a pubblicizzarlo sulle loro pagine FB. Luigi però ci ha messo un pizzico della sua arte e una spiegazione intima, che è appunto la parte che dell’appello che mi ha colpito:

Mi sono sentito dire spesso che sono uno scrittore di talento, che faccio questo faccio quest’altro, che sono questo e quell’altro. La verità è che uno scrittore non è tale se non ha lettori che lo leggono, ovvero esiste solo per se stesso. Allora uno che scrive a fare se è così? Perché scrivo? Mi chiedo… Se uno non ha lettori non è uno scrittore, ma soltanto uno che scrive, e la differenza so che sapete coglierla.

anelli01smallMi ha colpito perché mi ci riconosco molto, e avrei potuto scriverla io per la recente uscita di Anelli di fumo. Avrei potuto, ma non l’ho fatto. Forse perché il mio tasso di fiducia nei confronti di ciò che i contatti di Facebook possano determinare quanto a lettura di un libro, o anche solo quanto a pubblicizzazione di un libro, è più basso di quello di Luigi. Allora, siccome il pericolo di inaridirsi passati i 40 è sempre dietro l’angolo, mi sono detto: prova, credici. Vediamo quanti dei miei più modesti 1380 contatti decideranno di parlare nel loro FB dell’uscita di Anelli di fumo e dell’uscita di La buona legge di Maria Sole. Sono romanzi scritti da persone non famose, da uomini non accomodanti, pubblicati da editori storici, ma medio-piccoli. Non abbiamo dietro le spalle costose campagne di marketing organizzate dai nostri scamiciati ma talentuosi editori. Se andate in una Feltrinelli, il mio romanzo lo potete solo ordinare, non lo trovate mica esposto sui banchi in bella mostra e nemmeno negli scaffali. E ci metterà pure un bel po’ ad arrivare, vero Guido Laj? Non per questo è un romanzo minore, però, ma questo spetta a voi lettori stabilirlo. E allora butto la palla nella vostra metà campo, o meglio sulla vostra bacheca di Facebook.

Condividete, se volete, questo stato e le due foto delle copertine dei due romanzi. E soprattutto leggeteli, questi romanzi. Per quel motivo che spiegava Luigi poco sopra, e che ha convinto anche me. Per decidere se siamo scrittori, o solo due tizi che scrivono.

Italian in 4 year colleges – how we look nationally

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Questo grafico spiega l’andamento dello studio della lingua italiana nel 4° anno del liceo americano. Fra il 2009 e il 2014, c’è stato un calo di circa il 10%, che è un dato conforme a quello di tutte le altre lingue moderne, ma il primo che pensa ‘mal comune, mezzo gaudio’ pensa male.

an academic at work

Copy of Map of the United States

Regularly, the MLA collects data for their investigation of languages other than English in the U.S. Their most recent report, released Feb 11/15, reflects the trends of which we are all too aware in the Humanities…smaller numbers studying that which should be backbone of every college educated individual. Nationally, our picture shows a loss of student enrollments (11.3% since the previous MLA report, 2009) vs. aggregate language enrollments decline of 6.7%

P.S. My institution, Montclair State, has seen increased enrollments, and now ranks #1 in the state of NJ, and #5 nationally 🙂

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Alla metà di marzo, due presentazioni di “Anelli di fumo”: Roma e Foligno

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indexSfidando la cabala, venerdì 13 marzo alle ore 18:30 in Piazza Verbano 7 (00199 Roma Nord, di fianco al Cinema Admiral) si terrà l’ultima presentazione romana del mio romanzo “Anelli di fumo”. Modera Guido Laj.

Se invece siete in zona umbra, una seconda presentazione di “Anelli di fumo” si terrà sabato 14 marzo alle ore 18.00, presso la libreria Carnevali (ex cinema Astra) di via Mazzini 47, Foligno, modera Francesco Moroni.

Come si dice in questi casi, “sarà presente l’autore” che risponderà alle vostre domande e vi leggerà qualche stralcio dal suo romanzo. Anellide avvisato, mezzo salvato.

Qui la pagina Facebook della presentazione di Roma, e qui quella della presentazione di Foligno.

Pride recensisce “Anelli di fumo” (il romanzo!)

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E’ uscito il numero di marzo di Pride (qui per leggerlo online) e a pagina 26 ci trovate questa bella recensione di Valerio Lanzani:

Screen Shot 2015-03-04 at 5.52.04 PMInsomma, il romanzo continua a piacere, e pure tanto…

“La trama milanese e quella romana progressivamente si intrecciano, fino a un fatidico otto dicembre in cui più di un nodo viene al pettine e sembra di stare nella scena madre di una commedia del miglior Monicelli.”

A questo punto mancate solo voi: i lettori. Gente, forza col passaparola, su, da bravi. Come ai tempi di Angeli da un’ala soltanto, vi voglio. Qui per comprare l’e-book, qui per comprare la copia cartacea con tanto di autografo.

Se poi volete candidarmi allo Strega à la Ferrante, io non mi offendo e non la faccio difficile: ci vado, alla premiazione di Nicola Lagioia.

Nel libro di Carla, Valerio vive

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unnamed-6Nel salotto di casa nostra possono accadere ogni giorno mille situazioni diverse. Situazioni che, per convenienza, chiamiamo “domestiche” e ci conducono a pensare a piccoli e grandi fatti quotidiani, che parlano di famiglia, d’affetto, di piccole liti da niente, al limite di solitudine davanti alla tv. Il salotto della maggior parte delle case degli italiani, verso l’una, sa di odore di pranzo e sottofondo di telegiornale. Il 22 febbraio 1980, nel salotto di casa sua in Via Monte Bianco 114 a Roma, all’ora di pranzo il 19enne Valerio Verbano veniva ucciso a colpi di pistola col silenziatore, davanti agli occhi della madre e del padre, legati e immobilizzati. I tre giovani ragazzi che lo uccisero non sono stati mai trovati e non si sono mai consegnati. Esistono sospetti, vox populi, certo, ma giustizia non è stata mai fatta. L’omicidio di Valerio Verbano è uno dei tanti fatti di sangue degli Anni di Piombo rimasti impuniti. Una stanza buia che contribuisce alla mancanza, in Italia, di un percorso di riconciliazione nazionale simile a quello prodotto in Sud Africa, dove si è stabilito per i responsabili dei crimini dell’apartheid, per lo meno di barattare la verità per l’impunità.

Aprendo il memoriale scritto da Carla Verbano, la mamma di Valerio, con il collega Alessandro Capponi, Sia folgorante la fine (Rizzoli, 2010, 15 euro) a conferma che ciò che si assorbe da bambini rimane dentro di noi per sempre, mi sono tornate alla memoria le scritte sui muri della Roma dei primi anni Ottanta: i disperati, inutili “Valerio vive” e i minacciosi, crudeli “10-100-1000 Valerio Verbano“, ovvero i due diversi modi in cui alcuni compagni e alcuni camerati ricordavano quell’assassinio.

Sono molti i meriti di questo libro di Carla Verbano. Anzitutto la delicatezza del tono, scelta consapevole e generosa dell’autrice. Non credo, infatti, esista nulla di peggio che perdere un figlio perché qualcuno lo uccide di proposito, e davanti ai tuoi occhi, mentre tu non puoi reagire in nessun modo.

Nel momento in cui Carla decide di raccontare cosa accadde quel febbraio e di ricostruire il contesto della Roma dei primi anni Ottanta, sarebbe stato comprensibile incanalarsi in un tono di rancore, di tragedia, di desiderio di vendetta. L’autrice, invece, sceglie binari che lei chiama “marziani”: quelli della quotidianità, del dolore vissuto, accettato ed esposto come fosse un orologio al polso: dopo un po’ non ti accorgi più che c’è, eppure è lì e non lo togli nemmeno per andare a dormire. Accettazione, ma non rassegnazione: quella no, non c’è in queste pagine che si rivolgono in più punti al lettore con tono di confidenza intima per parlare in realtà agli assassini del figlio: “Via Monte Bianco 114, quarto piano, uscendo dall’ascensore a sinistra. Ma tanto la strada la conoscono. Qualcuno verrà, forse uno solo di quei tre, ma so che verrà. Sensazioni, certo. Gli devo dire una cosa, quando sarà.” (193).

Il resto della recensione sul sito del Fatto Quotidiano.