Capisco.
Non capita spesso di seppellire la propria infanzia. Sì certo si supera, si lascia alle spalle scrollandosela di dosso come polvere.
Eppure proprio sotto la polvere delle macerie di quel che rimane di Amatrice, città della amatriciana, riposa ora, non in pace, una parte di me, della mia vita: la mia infanzia di bambina.
Ho impiegato circa 5 secondi a scattare questa foto, esattamente un mese prima del terremoto. L’ho fatta con il cellulare, non ci ho voluto sprecare la macchina fotografica, perché era un’immagine familiare, presente nella mia memoria da sempre; era parte della mia quotidianità estiva. Ho commesso l’errore fatale di ritenerla scontata. Così, ho fatto semplicemente click, banalmente click, sullo schermo e soddisfatta di quell’audacia di Iso automatici l’ho inviata a un mio amico amatriciano.
Non credevo che sarebbe stata l’ultima foto che avrei scattato del Corso, del Teatro, della Torre: insomma della MIA Amatrice. Se Lei…
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