Forma o sostanza

Standard

Anche se devo ancora vedere la puntata di Otto e mezzo di cui parla Uguali Amori, sono sicuro che le cose sono andate come ce le racconta lui. Ho sempre pensato che Bersani fosse uno dei migliori governanti avuti dall’Italia degli ultimi 40 anni, e spero proprio che il prossimo ministro dell’Economia o dell’Industria sia proprio lui, una volta ancora, visto tutto il successo prodotto quando lo fece per Prodi e D’Alema.

La Leopolda non va bene. Va benissimo

Standard

Ho trovato stucchevoli una volta di più le critiche di Rosy Bindi all’organizzazione della Leopolda. Del resto è la stessa Rosy Bindi che diceva che piuttosto che dare in adozione i bambini a una coppia gay era meglio rimanessero in Africa, riuscendo così a dire due sfondoni nella stessa frase. PassiNtesta la pensa come me, sul punto, e ripubblico il suo post perché sono tempi in cui a sinistra c’è un certo fermento di discussione ed è bene leggere opinioni diverse.

nicoloscarano

Non va bene che si faccia la Leopolda. Va benissimo.

Perché a prescindere da come verrà pagata e da chi organizzata -sarebbe bene essere trasparenti su questo punto, in effetti- essa rappresenta un “punto di fuga” del renzismo duro e puro -sempre che la Leopolda rappresenti questo, anche se così é nella visione collettiva dell’evento-, non legandolo necessariamente al presente e al futuro del Partito Democratico.

Va bene che si faccia la Leopolda, va benissimo, perché così si rompe l’equivoco (chiamiamolo così) secondo cui chi fa parte del Pd non possa vedersi, organizzarsi, “parlare” con altri soggetti a prescindere dal simbolo, e finanche criticare apertamente un Segretario-Presidente che -legittimamente- non rinuncia a coltivare la sua sua (ampia) nicchia personale.

L’accusa di controprogrammazione é così ridicola da essere incommentabile: é l’esistenza stessa della Leopolda a giustificare l’esistenza di altro.
Ecco, magari coltivare un po’ più di dibattito e democrazia interna anche…

View original post 36 altre parole

La trascrizione del sindaco di Roma su Advocate

Standard

Il sito americano Advocate ha dedicato un gran bel servizio all’operato del sindaco di Roma, Ignazio Marino, e alla sua sacrosanta trascrizione dei matrimoni che 16 coppie romane hanno celebrato fuori dai confini italiani. Come sapete, il prefetto di Roma ha minacciato di annullare le trascrizioni e su Facebook ho scritto che in caso la magistratura dovesse annullare l’annullamento del prefetto, questi si dovrebbe dimettere.

Faccio infine notare che il matrimonio contratto all’estero, soprattutto in UE, fra un cittadino italiano e un cittadino non italiano, secondo la sentenza della Corte di Cassazione 1328/2011, conferisce valore giuridico alle nozze effettuate all’estero ai fini dell’ottenimento del permesso di soggiorno per il coniuge non italiano sposato con cittadino italiano. Quindi l’atto del matrimonio celebrato all’estero, di per sé e senza trascrizione, per la Legge italiana da già origine ad altri diritti civili. A questo punto, la trascrizione nel registro dello stato civile è un atto dovuto, dal momento che lì ci si registrano le persone che non sono single.

Solo tu – Addio, Lilli

Standard

ginfizz12Un tumore al cervello, a 58 anni. Lilli Carati è morta prima del tempo, dopo una vita difficile. Eppure, ha fatto breccia in almeno una generazione. Quella che da pischelli riuscì a far sua la rivista qui di fianco, un indimenticato numero di Gin Fizz, che io proprio ricordo perché fu in assoluto la prima rivista porno-soft mai avuta tra le mani, in quel 1985. Un’emozione che in tempi di pornografia fin troppo facilmente accessibile non si può più descrivere. E allora ciao, Lilli, regina di cuori, di emozioni, di ricordi e di formidabili seghe incerte e primitive.

The Economist, copertina dedicata ai diritti gay

Standard

La settimana scorsa la rivista di politica ed economia britannica The Economist (sì, quella che piaceva tanto a Berlusconi…) ha dedicato la sua copertina al tema del momento: i diritti umani per le persone GLBT. Il succo dell’articolo di apertura era: dal 1995 a oggi, ossia da quando la rivista ha per la prima volta dedicato la sua copertina ai diritti gay, moltissimo è cambiato nel mondo, al punto che oggi si può dire che il pianeta è diviso nettamente fra nazioni in cui il principio d’eguaglianza ha fatto breccia nelle aule di giustizia e nei Parlamenti (l’Occidente intero, a parte Grecia e Italia) e le nazioni in cui, al contrario, si sono approvate leggi liberticide e sanzioni contro l’omosessualità (parti dell’Africa e dell’Asia islamica). A seguire, una serie di servizi su come eravamo e come siamo, le differenze socio-economiche che si sono registrate nei paesi occidentali e così via.

In generale, The Economist ha scelto una chiave di fiducia nel ciclo progressista della Storia, almeno su questo tema. Il numero è ricco di articoli molto interessanti anche su altri argomenti, per cui ne consiglio a tutti la lettura.

16 anni fa l’assassinio di Matthew Shepard

Standard

Tratto dalla newsletter della Matthew Shepard Foundation.

matthew_shepardToday marks 16 years since the day we lost Matt Shepard. I know from the conversations I’ve had with many of you that those terrible days in October 1998 echo in your memories: where you were, how it felt, the fears, the outrage and the questions you were left with.

In a cold October not so long ago in a sparse and misunderstood place, one of the few things that a senseless act of violence could not take from Matthew Shepard was his honor. In living openly as himself, Matthew encountered a terrible force that countless thousands like himself have faced before and since. The force of hatred. He lost his life to it. But he and we did not lose what was true about him – he had honored himself by being authentic, and honored those few of us fortunate enough to have known him, by being honest.

The Foundation began from the kindness of strangers donating time and money in Matthew’s honor. We continue to thrive because supporters like you make generous contributions time and time again.

The Shepards visit workplaces across the country and urge a fair opportunity for all to work and succeed regardless of difference. They speak to students in every corner of America and they meet with teachers to make sure their schools also teach the value of diversity. They call for the freedom to marry, an end to religious and racial prejudice, and more resources to not merely prosecute hate crimes, but prevent them.

With and in honor of your support, the Foundation has grown and become more powerful. Our nation’s diplomats now draw on us to train future activists in Mexico, lend support to beleaguered LGBT people in Russia and Jamaica, and dispel cultural myths in Singapore.

Our online youth community, Matthew’s Place, has nearly quadrupled this year in its reach and crossed all boundaries in the types of diversity it fosters – honoring religious belief, trans voices, asexuals.

And even if you are on the other side of the globe producing the Laramie Project on a small stage, our staff will find you, and will help you turn a few hours of performance into an enduring, affirming conversation in your community about how everyone can Erase Hate.

In the coming year we will grow further with all of your help. We are launching an aggressive program to ensure the federal hate crime law that bears Matt’s name lives up to its full potential to protect people from violence driven by their mere identity. Thousands of our law enforcement agencies nationwide under-report their local hate crimes or do not report at all. Resources are lacking in training and in educating the public about the law, and the scourge of crime it seeks to address. We have a plan to fix that and we ask for your support for it.

This work has blossomed beyond our imagining because we have inspiring founders, and you, fueling the work.

Our work can only continue with your support. A donation of just $20, $50 or $100 will help sustain our work in memory of Matthew. Your generous gift makes our work possible, so please give today.

Yours truly,

Jason Marsden