Roma. Mi avete fatto incazzare.

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Condivido questo post di Cristiana anche nei respiri.

NON SI POSSONO FERMARE LE NUVOLE

Non ne posso più. Lo confesso. Sarà che non abito a Roma da più di un anno e che giro l’Italia da sempre, ma non è tollerabile questo bombardamento ipocrita. Una specie di moda. Come un Moncler. Spara Gassman (a dire il vero l’unico che almeno ha mostrato un po’ di senso civico) arrivano Verdone, Muccino(che pare abbia postato foto del 2009e del 2013e sarebbe da chiedergli i danni)e Proietti (anche lui propositivo va detto). Tutti romani. Tutti der cinema, tutti der salotto buono della Roma passata. E qui mi fermo non voglio infierire sulla Grande Bellezza. La grande Cultura del modello Roma consumata come una cicca di sigaretta evidentemente (io se fossi un intellettuale romano di quella generazione un po’ di autocritica indivanata me la farei)

Si sono svegliati con il New York Times? Si sono svegliati perché sui giornali non si parla di altro?O…

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Roma, l’inglese e le redazioni locali dei giornali.

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Sindaco Marino apprezzato dal New York Times.

NON SI POSSONO FERMARE LE NUVOLE

11737947_10153062386603435_8739430589793161899_nScrive giustamente Guido Allegrezza:

Il titolo originale è “A virtuous mayor vs. Roms’s vice”.

Significa “Un sindaco virtuoso contro il vizio di Roma”.

Come gli viene in mente di affermare che il titolo dell’articolo è “Il sindaco è onesto, ma lo è abbastanza per fermare il declino della città Eterna?”. Nell’immagine la pagina del New York Times fotografata questa mattina da Antonio Pavolini.” Ometto i commenti di Guido. 

 

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La reazione di Persio Tincani, democratico e collega universitario

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Era lì, l’amico Persio, che discettava prendendo in giro Renzi sul giubbotto antiproiettile indossato sotto la giacca nell’incontro con il presidente del Kenya. Siccome andava giù con una sicumera un po’ fuori posto, e gigioneggiava su quella foto in effetti un po’ ridicola di Renzi, io ho fatto una domanda all’amico Persio, col quale si sono condivise tante, ma tante, battaglie da tastiera contro i vari clericali. Qui vedete la domanda e la sua risposta:

Screen Shot 2015-07-18 at 11.46.53 PM

Rispondo qui, Persio, perché mi hai segato dalla tua bacheca: non credo che la mia domanda fosse né aggressiva, né arrogante. Almeno io non ci ho messo il tono che ci hai letto tu. Siccome ti conosco su FB da alcuni anni, ti so di norma un uomo di buon senso e acuto. La prima volta che ti comporti come un Mario Adinolfi qualunque, ti ho chiesto come mai fossi così sicuro di sapere come le cose erano andate. Dopotutto sei un professore di Filosofia del diritto e di Legal Realism: uno si aspetta un certo genere di post da te, e anche un certo genere di risposta. Mi rendo conto di averti messo in difficoltà con quella domanda, ma via, arrivare a togliere il contatto FB a uno che ti fa una domanda a cui non sai come rispondere, è un toccare il fondo in modo un po’ scialbo.

Su Antonello, Dimenticare Pasolini, e l’importanza della cultura low-brow

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dimenticare_pasoliniSuccede (rarissimamente) alle volte che rispondendo a un commentatore un po’ polemico, venga fuori una replica che ha dignità di post a sé stante. Riproduco qui un brano di ciò che ho risposto a questo Andrea971 riguardo al pensiero di Pierpaolo Antonello, così come espresso (e recensito sul Fatto) nel suo volume Dimenticare Pasolini:

Il blogger recensisce e interpreta, quindi chi sostiene è l’autore. Antonello sostiene che le sorti della società, più che della cultura, italiana sono migliorate per un miglioramento oggettivo nell’istruzione media delle masse e per una diffusione dell’alfabetizzazione informatica e non informatica. Il capitalismo di Berlusconi ha fatto il possibile per danneggiare il quadro sociale, soprattutto minandone la base etica, ma è rimasto imprigionato in una visione aziendalistico-familistica che non aveva interesse e forse nemmeno spirito o curiosità a modellare la società italiana in senso liberista o iper-liberista. Quello che lei chiama “industria culturale” (e lo fa con un’accezione negativa, o mi sbaglio io?) è invece un fattore positivo e ben precedente all’arrivo di Berlusconi al potere. L’industria culturale italiana è sopravvissuta all’avvento di Berlusconi e ha anzi trovato elementi di rafforzamento dalla diffusione di massa della radio, poi della televisione a colori, poi dei personal computer, poi di internet, quindi del web 2.0 e così via. Questo perché, per metterla in modo chiaro, non è che a scuola oggi si insegnano Facebook o Instagram al posto di Dante e Pasolini, ma si insegnano Dante e Pasolini anche attraverso Facebook e Instagram. E non parliamo poi del sapere scientifico, che ha fatto passi inimmaginabili come progresso, ma anche come sapere diffuso di base.

Tutto questo proprio perché Antonello riconosce dignità alla cultura low-brow più ancora che a quella high-brow, rifacendosi in questo al pensiero di Eco e di Fiedler prima di Eco. Pasolini aveva una visione differente, naturalmente, ma in questo occorre un suo superamento ed è utile ricordare altri intellettuali che hanno appoggiato la teoria di Fiedler, McLuhan, Eco, come per esempio Arbasino e Pier Vittorio Tondelli.

Qui, fra amici anellidi, posso anche aggiungere il mio nome all’ultimo posto della lunga fila degli scribacchini italiani che hanno difeso il valore della cultura low-brow. Vedere, per credere, i romanzi Angeli da un’ala soltanto e Tutta colpa di Miguel Bosé.

D’Alema non ci prende nemmeno stavolta

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Nei giorni scorsi è diventato “virale” un video di D’Alema in cui l’ex presidente del Consiglio (quello che dette soldi alla scuola privata, ma allora er poppolo de sinistra non se ne rese conto) si scopriva un’inedita visione syriziana, assai in contrasto con le politiche opposte da lui seguite quando era appunto Presidente del Consiglio.

Il bello della rete è che si trova sempre qualcuno in grado di verificare punto per punto le boutades altrui, e oggi D’Alema paga il fio al sor Marco Parigi, che scrive questo bellissimo post da rendere, idealmente, tanto virale quanto il video di baffino.