
La s’ignora Striscia Gialla, alias Mrs Yellow Line
Sarà stato un addio o un arrivederci quello dato dalla compagna di viaggio e da me due giorni fa al Canada? Troppo presto per dirlo, ma di certo è stata una partenza molto brutta. Tutta colpa, questa volta, della s’ignora qui di fianco, ahimè rimasta anonima, e che chiameremo d’ora in poi Striscia Gialla, Mrs Yellow Line per gli amici.
All’aeroporto Pearson di Toronto, infatti, incontriamo una prima zelante impiegata della KLM che non ha niente a vedere con Striscia Gialla e che ci ha fatto redistribuire il peso fra le nostre valigie. Si trattava stavolta di ben 4 colli alti un metro, più due trolley e due borse a mano: quindi di certo troppa roba, specie per noi abituati a viaggiare fra Nord America e Italia con appena il bagaglio a mano. Stavolta però stiamo proprio traslocando transoceanicamente, e poiché il grosso dei nostri abiti e altre masserizie sarà spedito a giorni dal Quebec per arrivare in Regno Unito (sì, non appena avremo un indirizzo inglese dove spedire tutto, diciamo), abbiamo pensato di portare con noi due pentole e un po’ di indumenti autunno-inverno, per evitare di vestirci sempre con gli stessi pantaloni.
Per fortuna la compagna di viaggio e io siamo piuttosto previdenti, così eravamo arrivati al Pearson di Toronto già in Defcon 4, ovvero armati anche di una supplementare vecchia valigia vuota, da usare in caso appunto di incontro con impiegata zelante e stracciafiletti. Ce la saremo chiamata? Chissà. Comunque, per risparmiare tempo e denaro, avevamo perfino fatto il check in tramite internet, aggiungendo una valigia a testa per la modica cifra di 60$ anziché 75$. Speravamo di poter semplicemente lasciare le nostre valigie sul nastro e di buttare la valigia vecchia e vuota portata con noi, invece la prima brutta sorpresa è che la KLM non differenzia la fila di coloro che hanno fatto il check in online da quelli che lo devono ancora fare. Così, ci mettiamo mesti in fila con altre 400 persone.
Arrivati, dopo 40 minuti, al desk, incontriamo appunto l’impiegata zelante di cui sopra, che ci dice: 4 valigie sovrappeso fanno 75$x4= 300 bei dollaroni addizionali. Aggiungere una quinta valigia all’ultimo minuto, invece, fa “appena” 200$. Ma naturalmente occorre aprire tutto e redistribuire il peso. Lisa e io passiamo in Defcon 3 e andiamo vicino a una delle bilance dell’aeroporto e ci mettiamo a spacchettare un bagaglio fatto con grandissima cura a casa, riempito fino all’orlo. Non vi starò a dire cosa significa vedere le proprie mutande sul pavimento dell’aeroporto, perché non è cosa bella da descrivere né da leggere. Lo spacchettamento-reimpacchettamento ci prende circa altri 40 minuti e Lisa alla fine va in Defcon 2: nessuno più deve imbarcarsi, siamo rimasti solo noi. Buttiamo le ultime cose alla stracazzo, chiudendola con la forza di volontà e contro tutte le leggi di Archimede. Ritorniamo appena in tempo trafelati al desk dell’accettazione bagagli e poco prima di approdare al desk, una tizia bionda della security ci dice che dobbiamo passare attraverso un percorso a gimcana stretta-stretta di quelli che Alberto Tomba si beveva, ma con gli sci, non con i carrelli delle valigie. Lo slalom in questione pare fatto apposta per non farti passare: è talmente stretto che i carrelli dell’aeroporto non riescono a farlo. Chiaramente un percorso pensato da uno stupido, o da un sadico, a seconda. Per di più noi abbiamo due carrelli pesantissimi e 8 valigie impilate come nemmeno le piramidi azteche. Insomma, il percorso a slalom è del tutto assurdo.
La s’ignora della security (SS), che a giudicare dalla uniforme azzurra lavora comunque per KLM, è la stessa persona che aveva creato problemi a diversi altri passeggeri per delle quisquilie, sul genere “entrambi i piedi dietro la linea gialla, prego”, vale a dire i tipici problemi di security del Pearson di Toronto. Uno dopo l’altro, diversi passeggeri non avevano soddisfatto le sue fissazioni e la tipa aveva dato più volte l’ordine alle hostess di terra di KLM di non imbarcare i “delinquents” come li chiamano in Canada. Noi avevamo notato tutte queste scene ridicole, ma senza dire nulla, proprio perché non ci andava di fare polemiche. Adesso però Mrs Striscia Gialla (o SS, come volete) prende di mira noi.
Lisa chiede a Striscia Gialla il permesso di passare col suo pesantissimo carrello nel corridoio dritto del percorso business, per poi andare ovviamente al desk economy, che si trova a metri uno di distanza da quello business. Striscia Gialla però vigila e le dice che no, deve fare invece la gimcana. Lisa si ferma di botto al “No!” urlato dalla bionda, le ruzzola una valigia ed entra nel mood “ingiustizia subita”, senza dire nulla, ma si allontana e questo significa che è andata in Defcon 1. Al che s’incazza il Gastaldi.
Mollo il mio carrello quasi sui piedi di Striscia Gialla e mi fiondo nel percorso a zig-zag. Sradico rumorosamente tutti i paletti di ferro con i loro nastri elastici e creo un enorme, favoloso corridoio dritto, dove passo col mio carrello. Lisa mi segue col suo, e ha dipinto sul volto la tipica espressione “Io vado ovunque mio marito vada”. Striscia Gialla rimane quattro lunghi secondi basita. Poi, riavutasi dalla sorpresa della piccola insurrezione, mi sbraita dietro che devo rimetterli a posto, spalleggiata anche da una tipa afro-canadese, d’ora in poi per noi “Striscia Gialla-Nera”. Rispondo a Striscia Gialla in inglese: “Quello è il lavoro per cui pagano te, testa di cazzo!”.
A dire il vero, “testa di cazzo” gliel’ho urlato in romanesco, per bisogno neuro-duodenale-linguistico di colore delle espressioni. Tutto il resto nell’idioma di Shakespeare.
Striscia Gialla ordina alla hostess del desk di non imbarcarci. La signorina della KLM però non la calcola nemmeno, come del resto non l’aveva calcolata per gli altri passeggeri, e ci fa segno con la mano di mettere le valigie sulla pesa. E’ un cenno semplice ma di quelli che Pierce avrebbe definitio di semiosi illimitata, di quelli che ti dicono non solo “vieni pure avanti tranquillo a fare il tuo bravo check in” ma anche “non badare a ‘sta povera donna isterica con cui devo convivere già io”.

La regina.
Striscia Gialla va in aceto nemmeno balsamico e chiama la manager della KLM. In un minuto si fa sotto una bella signora olandese sui 60 anni, che mi fa subito pensare a Beatrice dei Paesi Bassi. “Non abbiamo mai visto una reazione del genere da parte di un passeggero“, mi dice. “Nemmeno io, in 30 anni di voli aerei non ho mai incontrato una persona più sadica e improfessionale come la sua collega“, rispondo io mostrando gli incisivi. Sempre dal sorriso. Sono, infatti, tutto un sorriso e le spiego per bene la situazione. Faccio anche presente di essere un giornalista e che, naturalmente, scriverò dell’accaduto con nomi e cognomi.
Sarà stata questa piccola informazione;
sarà stata la bontà della mia spiegazione;
sarà stato che nel frattempo Lisa è tornata tutta agitata modello Guerra Termonucleare Globale Ormai Scoppiata Lasciate ogne speranza voi ch’entrate e si è messa a spiegare la nostra versione, condendola però con delle copiose lacrime da “ingiustizia subita”…
…fatto è che la manager capisce chi ha torto e chi ha ragione. Si rivolge a Striscia Gialla-Nera (anche perché Striscia Gialla nel frattempo si è rifugiata dietro al banco della KLM) e prende le nostre difese, chiedendole: “Per quale motivo volevate far fare lo slalom a dei passeggeri carichi di bagagli come muli?” E io commento acido: “Esattamente il mio punto”. Nel frattempo la hostess della KLM ci suggerisce, già che ci siamo, di imbarcare anche uno dei trolley che pensavamo di portarci come bagaglio a mano, e per di più senza pagare. La ringrazio e accetto, dicendole: “Mi piace proprio il suo atteggiamento“.
Non contento, io chiedo il nome di Striscia Gialla. La manager KLM mi dice che non sono autorizzati a darlo ma che sanno di chi si tratta e “prenderemo provvedimenti“. Arriva perfino a scusarsi a nome della KLM. Al che mi scuso anche io e dico alla manager: “Se me lo chiede lei, i paletti li rimetto come stavano prima“. Mi dice che non è necessario perché non ci sono altri passeggeri da imbarcare (per altro). Così vado davanti a Striscia Gialla e le chiedo, in modo fermo ma gentile, il suo nome e cognome. Si rifiuta di darmelo e molla un “No, non glielo do!” acidissimo, da s’ignora troppo disturbata e troppo cattiva per svolgere un mestiere a contatto col pubblico. Qui il Gastaldi s’incazza una seconda volta.
Incredibile audito (come diceva il mio tutor di latino ogni volta che azzeccavo una perifrastica), riesco addirittura a non insultarla. Le dico semplicemente che è la persona meno professionale mai incontrata in vita, dentro e fuori un aeroporto. Le dico anche che deve ringraziare che ho un volo da prendere, sennò chiamerei la polizia per costringerla a darmi il suo nome. Finisco dicendole che siccome mezza KLM si è scusata per conto suo, tutto sommato me ne vado via contento. Alla fine le faccio una foto, che trovate qui sopra. Il volo è stato preso e il servizio di bordo della KLM è stato meraviglioso. Ci hanno anche dato il cognac gratis per scusarsi nuovamente. Saluto il Canada e il Pearson col sorriso sulle labbra: hanno visto come risolve un problema stronzo un italiano appena leggermente alterato.
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