Le letture del 2015

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Quattro volumi letti in più rispetto al 2014, ma in complesso meno pagine. Letture piuttosto eclettiche, in questo 2015, che hanno riflesso le differenti stagioni di un anno vissuto stranamente. Da settembre, poi, sono stato inondato dalle letture di Filosofia e Storia, in virtù della nuova posizione da insegnante di liceo. E devo dire che questo è uno degli aspetti che preferisco rispetto al mio nuovo lavoro: poter leggere tanti libri di Filosofia, come purtroppo mai avevo potuto fare. Verrà poi il tempo del ritorno alle letture di Storia, ma lì sarà una passeggiata di salute.

Anobii in questo anno ha cambiato proprietà e ha rinnovato la sua grafica. C’è ancora moltissimo da fare per migliorare, ma un passo alla volta spero migliorerà.

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Alla metà di marzo, due presentazioni di “Anelli di fumo”: Roma e Foligno

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indexSfidando la cabala, venerdì 13 marzo alle ore 18:30 in Piazza Verbano 7 (00199 Roma Nord, di fianco al Cinema Admiral) si terrà l’ultima presentazione romana del mio romanzo “Anelli di fumo”. Modera Guido Laj.

Se invece siete in zona umbra, una seconda presentazione di “Anelli di fumo” si terrà sabato 14 marzo alle ore 18.00, presso la libreria Carnevali (ex cinema Astra) di via Mazzini 47, Foligno, modera Francesco Moroni.

Come si dice in questi casi, “sarà presente l’autore” che risponderà alle vostre domande e vi leggerà qualche stralcio dal suo romanzo. Anellide avvisato, mezzo salvato.

Qui la pagina Facebook della presentazione di Roma, e qui quella della presentazione di Foligno.

Pride recensisce “Anelli di fumo” (il romanzo!)

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E’ uscito il numero di marzo di Pride (qui per leggerlo online) e a pagina 26 ci trovate questa bella recensione di Valerio Lanzani:

Screen Shot 2015-03-04 at 5.52.04 PMInsomma, il romanzo continua a piacere, e pure tanto…

“La trama milanese e quella romana progressivamente si intrecciano, fino a un fatidico otto dicembre in cui più di un nodo viene al pettine e sembra di stare nella scena madre di una commedia del miglior Monicelli.”

A questo punto mancate solo voi: i lettori. Gente, forza col passaparola, su, da bravi. Come ai tempi di Angeli da un’ala soltanto, vi voglio. Qui per comprare l’e-book, qui per comprare la copia cartacea con tanto di autografo.

Se poi volete candidarmi allo Strega à la Ferrante, io non mi offendo e non la faccio difficile: ci vado, alla premiazione di Nicola Lagioia.

Anelli di fumo, la recensione di Satisfiction

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Maria Caterina Prezioso ha letto per Satisfiction Anelli di fumo è le è piaciuto:

“Ciò che non siamo in grado di cambiare, dobbiamo almeno descriverlo” Rainer Werner Fassbinder questo è quello che ci suggerisce Gastaldi in apertura di Anelli di Fumo. Aggiungerei che abbiamo il dovere di descriverlo. E in questa ottica drammaturgica Sciltian Gastaldi ha colpito nel segno. Sapientemente e con leggerezza ci pone di fronte una storia asimmetrica. La storia di una generazione (quella dei trentacinquenni o su di lì) che hanno visto tutto e hanno assimilato poco  di quel tutto. Giacomo Leopardi che, grazie a Mario Martone con il film “il giovane favoloso”  oggi è tornato tanto di moda sussurrava “I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli adulti il nulla nel tutto”.
Questo romanzo racconta con apparente frivolezza la storia di un gruppo di ragazzi-adulti alla prese con il lavoro (che non c’è) con l’amore (che non arriva e quando arriva svanisce avvilito dall’incapacità di divenire un sentimento adulto) con le speranze (che muoiono dentro prima di nascere compiute). Questi ragazzi-adulti aspettano, ma aspettano cosa? Un riscatto, una promozione, un lavoro a tempo indeterminato, un figlio, un imperativo?! Ecco forse  aspettano un imperativo, qualcosa che li obblighi a dominare la propria esistenza e dare un taglio con qualcosa che si è disintegrato all’interno della struttura sociale italiana.

Qui per il resto della recensione.

Amazon esosa su Anelli di fumo

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Mi arriva una mail da Amazon.it che pubblicizza la messa in vendita del mio romanzo Anelli di fumo. Ritaglio la parte che mi interessa:

Screen Shot 2015-01-04 at 12.45.58 AMNoto che Amazon parte da un prezzo di copertina di 16,90 euro che non è quello reale (che è di 14,90 euro). Su questo prezzo immaginario di 16,90 poi offre uno sconto del 15% e porta a 14,37 Euro. Invece, sul mio sito, lo stesso libro è in vendita con uno sconto a partire dal reale prezzo di copertina, per un totale di 12,50 euro. Decidete voi dove comprare la vostra copia!

I libri letti quest’anno: i due migliori

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Mi ero ripromesso di leggere un libro in più dell’anno scorso, quest’anno. Obiettivo raggiunto e superato:

Screen Shot 2014-12-30 at 6.00.36 PMIl miglior saggio letto nel 2014 penso sia Les Zouaves di René Hardy. E’ un volume di storia scritto da un professore quebecchese, che riassume le caratteristiche degli Zuavi canadesi al tempo di Pio IX. Ecco come ne ho parlato su Anobii:

Il passaggio più significativo di questo capolavoro di René Hardy è probabilmente questo:

“Les zouaves pontificaux étaient ainsi investis d’une mission religieuse et nationale. Au cours de leurs deux années à Rome, leur correspondance rappela fréquemment cet aspect de leur oeuvre, et les autorités religieuses firent tout leur possible pour que la célébration de la fete de la Saint-Jean-Baptiste apparaisse comme le symbole de cette union entre le national et le religieux” (224).

L’autore, storico cattolico quebecchese, racconta il fenomeno con piglio obiettivo e grande autorità. Se trapela un velo di favore per gli zuavi canadesi (che Hardy si piega a chiamare appunto “canadesi” ma vorrebbe in realtà individuare come “quebecchesi”) Hardy non perde mai la bussola del ricercatore storico, mettendo in risalto diversi aspetti – sia negativi che positivi – del fenomeno. Molto importante, a mio modo di vedere, che Hardy sottolinei come l’organizzazione degli zuavi canadesi sia stato sin dall’inizio uno strumento nelle mani della Chiesa cattolica quebecchese da utilizzare in senso nazionalistico e religioso, approfittando del facile indottrinamento che il vescovo di Montreal poteva esercitare sulle menti di questi giovanissimi volontari. Roma fu dipinta al pari di un paradiso in terra, l’intera missione come un momento di crescita religiosa e culturale, oltre che un servizio al Santo Padre. Molti parlarono di “nona crociata” per andare a difendere lo Stato pontificio dagli “empi piemontesi”. Buffo che fra quegli ultra-montani quebecchesi che appoggiarono anima e core la missione degli zuavi, si celavano poi così tanti convinti assertori del principio di autodeterminazione dei popoli, a partire certo da quello quebecchese, ma non certo di quello romano e laziale.

Meritano una menzione a cinque stelle, fra i saggi, anche: Ending Terrorism, di Anna Cento-Bull e Philip Cooke; Colpo alla nuca, di Sergio Lenci; Come mi batte forte il tuo cuore, di Benedetta Tobagi.

Fra i libri di narrativa, in generale di livello inferiore rispetto alla saggistica quest’anno, credo che la palma del vincitore vada a Il desiderio di essere come tutti, di Francesco Piccolo. Ecco come ne ho parlato su Anobii:

Non avevo letto nulla di Piccolo prima d’ora. Con questa auto-fiction Piccolo narra la storia della sua personale e graduale discesa, dalla ricerca della purezza all’accettazione di una certa impurità. Divide i suoi 50 anni in due figure chiave: Berlinguer e Berlusconi. Con questa accortezza, racconta 40 anni di vita italiana attraverso alcuni momenti topici. Intrecciati dal come lui, Francesco Piccolo, interagì con la Storia che bussava alla porta.

La parte che mi ha convinto di più sono le ultime pagine della seconda. Lì dove Piccolo ammette, spero in modo genuino, di non essere all’altezza di un certo tipo di élite culturale e non solo culturale. Riconosce di non avere il talento, o la stoffa, o l’acume dell’intellettuale serio e dotto, automaticamente di sinistra e purissimo. Riconosce un suo personale adagiarsi verso una forma di pigrizia, di grossolanità. In questa ammissione sta, a mio modo di vedere, il punto di rimbalzo di questo libro e del suo stesso autore. Il momento in cui Piccolo, fin qui scrittore low profile, compie il cambio di passo e fa scorgere, al contrario, un certo spessore non comune, quasi una filosofia minore.

E’ in quelle pagine che questo libro è passato da 4 stelle a 5.

In un prossimo post vi dirò quali sono stati i due libri peggiori letti quest’anno.

La letteratura, l’amore, le lacrime nel terzo romanzo di Cristiana Alicata

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Altra bella copertina e progetto grafico di Maurizio Ceccato, che però a 'sto giro sbaglia la costina: titolo pressoché illeggibile, che si mimetizza nella libreria.

Altra bella copertina e progetto grafico di Maurizio Ceccato, che però a ‘sto giro sbaglia la costina: titolo pressoché illeggibile, che si mimetizza nella libreria.

Se ve lo siete perso sul blog de Il Fatto Quotidiano (dove commenta anche un campione di profondi bisognosi di terapia) ecco a voi la mia nuova recensione a un bel romanzo uscito da poco.

***

A cosa serve la Letteratura? Mi viene alla mente una risposta famosa di Sartre: “Il mondo può benissimo fare a meno della letteratura. Ma ancora di più può fare a meno dell’Uomo.” Io volo più basso di Sartre, e ho bisogno di molte più parole.

“Tu rimpiangi di non aver vissuto in tempo di guerra.” Davanti al mio silenzio avevi aggiunto una cosa lapidaria: “Avresti voluto vivere in un tempo in cui non si può scegliere e c’è una sola cosa da fare. E non riesci a dare ascolto alla banalità della vita. Non posso raccontarti cosa ho visto al bar questa mattina perché non lo consideri importante. Magari per me lo era, ma a te sembra che non te ne freghi nulla. – “Sono il salvadanaio dei tuoi pensieri”, ti avevo detto. “Tu non lo sai, ma io li conservo tutti. Qui”. E avevo indicato la fronta e tu avevi scosso la testa e sorriso vittoriosa. – “E’ il luogo sbagliato, infatti”, avevi detto […]. (p. 148).

Questo è uno dei passi che ho trovato più toccanti del nuovo romanzo di Cristiana Alicata, Ho dormito con te tutta la notte (Hacca Edizioni, 2014, 14 euro per 204 pagine). Come recensore, fa piacere, ogni tanto, poter dire “l’avevo detto io”: quando, tre anni fa, avevo segnalato ai lettori l’alba di una scrittrice per il romanzo Verrai a trovarmi d’inverno, non mi ero sbagliato.

In questo nuovo lavoro – il terzo romanzo di Alicata – l’autrice sceglie la strada della letteratura introspettiva e crepuscolare. E’ la storia di una famiglia. Una famiglia che, al pari di tutte le famiglie che conosco, ha al suo interno problemi. Di comunicazione, di malattia, di infelicità, di incomprensione. Ma allo stesso tempo, al pari di tutte le famiglie che conosco, custodisce dentro di sé anche formidabili risorse: d’amore, di ricerca della propria felicità, di rispetto reciproco, d’altruismo. Il romanzo è raccontato in prima persona da una protagonista di cui non sapremo mai il nome. E’ una bambina nata alla metà degli anni Settanta, che racconta il suo percorso di formazione attraverso poche ma capitali figure: due amiche del cuore, i genitori, un nonno. Le amiche, Lucia e Sabrina, incrociano e incidono la sua esistenza e fanno un po’ da contraltare fantastico e sentimentale, quasi un’Alice attraverso lo specchio, alla realtà della famiglia. La famiglia, entità che nella cultura italiana è una monade da cui spesso tutto parte e in cui spesso tutto finisce, è composta da un fratello minore, una madre schizofrenica e un padre che tenta di tenere incollati i pezzi di un focolare spezzato dalla malattia.

La protagonista di Ho dormito con te tutta la notte decide a un certo punto di salpare da quel porto infetto che è la sua famiglia. E si mette a cercare, in un’odissea dei sentimenti e della psiche. Cosa cerca? Cerca la propria capacità d’amare. Di fermarsi in un punto. Di apprezzare il panorama. Di percepire e apprezzare l’odore: “Mi ha sempre stupito l’odore che hanno le famiglie. E’ l’odore della convivenza che le case trattengono, anche dopo la diaspora, lo restituiscono agli estranei in visita, lo conservano per chi torna. La casa dei tuoi possedeva quell’odore, per esempio. Un odore che mischia la polvere dei modellini di aeroplani di tuo padre e i suoi manifesti dell’URSS, al modo di cucinare di tua madre e ai suoi libri di letteratura inglese. Tu te lo porti addosso.” (p. 173) Cerca la possibilità di voltarsi verso il volto della donna amata e di sentirsi ordinare, in un imperativo d’amore: “Fermati. Fermati qui.

Fra gli elementi che si apprezzano di più di questo romanzo importante, c’è che il contesto saffico è raccontato con naturalezza, senza clamore. Alicata racconta un pezzetto di cosa può essere l’amore. Senza aggettivi, senza scandali. Niente di più naturale.

C’è una teoria un po’ bacchettona della critica letteraria e cinematografica che sostiene che il critico, per poter dare un giudizio obiettivo, deve restare del tutto distaccato dall’opera che recensisce. Non ho mai pensato che quella teoria avesse un gran valore. Ora, dopo essere arrivato alle lacrime all’ultima pagina di Ho dormito con te tutta la notte, sono sicuro di due cose: Cristiana Alicata è una grande scrittrice del nostro tempo. E io ho bisogno di compiere delle scelte. Ecco a cosa può servire la letteratura.