AdF chiama, Travaglio risponde

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Su Il Fatto Quotidiano di oggi, Marco Travaglio dà soddisfazione alla mia segnalazione e-mail sull’articolo di Renato Farina. Alle volte, scrivere una e-mail, serve. E anche tenere un blog.

Ecco l’articolo di Marco:

Chiedendo scusa alle signore, cito testualmente dall’editoriale di prima pagina sul Giornale lunedì a firma Renato Farina (me l’ha segnalato un lettore, mi era sfuggito, non ci si può fare del male tutti i giorni): “Per me uccidere una persona è il delitto peggiore che esista, grida vendetta al cospetto di Dio. E non dovrebbero esistere graduazioni. Ma a lume di buon senso, quanto al danno sociale, siamo sicuri che sia più grave uccidere un omosessuale single che un padre di famiglia?”. Se le parole hanno un senso, il Farina sta fornendo, sul quotidiano di famiglia del presidente del Consiglio, preziose indicazioni per orientare il mirino di killer, serial killer, canari, neonazi da spedizione punitiva, teste rasate con le mani che prudono, personcine così. Una specie di listino di borsa dei bersagli da escludere e da privilegiare. A lume del suo proverbiale buon senso, egli ritiene che, dovendo proprio ammazzare qualcuno (quando ci vuole ci vuole), è meglio sincerarsi che la vittima sia gay, in quanto notoriamente incapace di procreare. L’ideale sarebbe sceglierlo single, il gay, onde evitare che a piangere sulla sua bara ci sia anche un compagno, cioè un pubblico concubino contro natura, che guasterebbe il panorama e imbarazzerebbe gli eventuali Farina presenti alle esequie. E’ viceversa vivamente sconsigliabile assassinare padri di famiglia, per definizione eterosessuali e dunque di rango doppiamente superiore ai gay single: anzitutto perché, lo dice il ragionamento stesso, accanto a ogni padre di famiglia ci dev’essere (o ci dev’essere stata) per forza una madre di famiglia e soprattutto ci devono essere dei figli. Purtroppo i consigli ai cecchini si fermano qui, forse per motivi di spazio. Ma la speciale classifica dei soggetti socialmente più mutili, la cui eliminazione merita in tribunale la speciale “attenuante Farina”, si presta a ulteriori sviluppi che prima o poi andranno esplicitati. Se uno, per esempio, volesse incaponirsi a trucidare un eterosessuale col minimo danno sociale, sempre a lume di buon senso, dovrebbe concentrarsi sulla categoria degli impotenti scapoli che, non contenti di aver rinunciato a farsi una famiglia, hanno pure l’ardire di non procreare, e dunque, quanto a utilità sociale, sono molto prossimi ai gay, pur senza portare su di sé il marchio d’infamia della
culattoneria: cioè, diciamolo, sono socialmente utili più o meno quanto un pelo superfluo. Anche fra i padri e le madri di famiglia, poi, bisognerebbe operare qualche opportuna distinzione: una donna in menopausa vale molto meno di una potenziale partoriente, e così un uomo operato alla prostata non può certo rivaleggiare con un maschio italico nel fiore degli anni (senz’allusioni ad alte o basse cariche dello Stato, notoriamente fuori concorso). Molto al ribasso immaginiamo si collochino, nel fìxing farinesco, i portatori di qualsivoglia handicap dalla cintola in giù che li escluda dal novero e lei padri di famiglia effettivi o potenziali. Volendo poi sottilizzare ci sarebbero anche, a fondo classifica, i giornalisti che prendono soldi dai servizi segreti perché si credono in missione antiterrorismo per conto di Dio. come i Blues Brothers; si fanno chiamare Betulla; spiano colleghi e magistrati; pubblicano dossier farlocchi ispirati da Pio Pompa; infamano morti ammazzati come Enzo Baldoni; vengono espulsi dell’Ordine: si fanno eleggere deputati; continuano a scrivere bestialità sul Giornale del premier. Non osiamo quantificare il danno sociale di una loro eventuale scomparsa dalla scena pubblica. Ma solo per il timore di svegliarci da un bei sogno.

[Marco Travaglio, Il fatto quotidiano, 15 ottobre 2009]

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