Toh, una radicale che fa autocritica

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L’autocritica, in casa radicale, è merce rara e preziosa, come sappiamo dagli scontri che ciascuno di noi ha avuto con amici seguaci delle idee radicali. Parliamo di un movimento che spesso non riesce a raccogliere le firme e si ferma a percentuali di voti da prefisso telefonico, pur dicendo spesso cose condivisibili e intelligenti (ma non sempre, eh, vedete certe posizioni su amnistie e una forma di garantismo così ultra da diventare insostenibile anche per una persona di sinistra e libertaria come me). E allora come mai mancano i voti, mancano le firme, manca il sostegno popolare? Per caso perché i Radicali non vanno in tv a sufficienza? Può darsi, ma non è che negli anni Settanta ci andassero affatto. E allora vuoi vedere che il difetto è nel manico della dirigenza, nella forma partito, nella credibilità dell’oggetto associativo che si offre? E’ la teoria della meravigliosa Annalisa Chirico, che fa un’autocritica talmente dura e alla radice che pare quasi di ascoltare una tesserata al PD sotto i 35 anni…

10 pensieri su “Toh, una radicale che fa autocritica

  1. i radicali hanno il merito di non rinunciare a combattere per le solite giuste cause, e hanno il demerito di farlo sempre con le consuete vecchie e inefficaci strategie.

    emma è uno dei pochi personaggi politici nei quali mi riconosca, eppure ha sbagliato praticamente tutto alle elezioni regionali, e nonostante questo non è andata nemmeno troppo male.

    il voto radicale è un voto di protesta. non ancora purtroppo un voto propositivo.

  2. Da ex radicale, non sono del tutto d’accordo. Nel 1992 avrebbero potuto porsi come il partito degli onesti, giacché lo erano. E invece si misero a difendere la partitocrazia corrotta facendo il parlamento degli autoconvocati. Sono spesso malati di bastiancontrarismo, è una malattia letale per chi fa politica.

  3. mj

    ” Sono spesso malati di bastiancontrarismo, è una malattia letale per chi fa politica.”

    Sono ASSOLUTAMENTE d’accordo. Inoltre, non gli farebbe male essere un tantinello più attenti alla realtà. Nel senso di essere capaci di coglierla e cercare di interpretarla. Per esempio, non è che puoi importare tout court il sistema americano qui, non è che tutto ciò che vada bene negli USa ( o in Inghilterra ) possa andare bene qui. Invece, capiuta spesso che, davanti ad un problema, senta dei radicali che propongono il ” sistema americano, dimentaicando che qui ci sono tanti fattori diversi. Mi viene in mente il caso della chiusura dei talk shows. IL radicale che la propose ( spalleggiato dai soliti PD-se-nonfacciamoitafazzinonsiamocontenti), si appellò alla situazione Usa. Già COme se la nostra situazione fosse anche lontanamnte simile agli Usa.

  4. Antonio

    Ha visto il nuovo quotidiano online, Anelli? Mi riferisco a IL POST di Sofri. Potrebbe darci il suo parere da giornalista e letterato?

  5. Giannotta, vedo che si diverte a fare il provocatore infantile. Ma io sono qui per dare soddisfazione anche a lei. Non vorrei che se la ignorassi poi si sentisse trascurato. Continui pure con i suoi commenti sempre off topic e provocatori, se le fanno bene alla pressione. La salute anzitutto.

    Quel che fa il figlio di Sofri è in genere estremamente autoreferenziale e ombelicale, oltre che presuntuoso. Fra Facci, Baby Sofri e Costa quel sito racchiude alcune delle firme che meno apprezzo da un punto di vista giornalistico e umano. Come lei sa, sono un lettore abbonato a “Il Fatto Quotidiano” e un antico lettore di “Repubblica” e “La stampa”, con qualche salto su “Unità” e “Il messaggero”. Non cambierò le mie abitudini di lettura.

    Una cosa positiva però si può dire: il sito ha una bella grafica, pulita e leggibile. Naturalmente, i miei auguri per una buona affermazione: tutte le volte che si apre una testata giornalistica è un arricchimento del pluralismo, anche quando sono in mano ai paladini dell’anti-anticasta. Anzi, mi permetto di consigliare anche una firma che manca: Guido Vitiello, collega di Internazionale, che la pensa come Costa su tanti aspetti e condivide l’odio per Travaglio e IDV.

  6. Antonio

    Mi scusi, anelli. Ho dimenticato di scrivere OT nel mio commento. Da quel che scrive capisco che non le piacciono ne’ Sofri, ne’ Costa, ne’ Facci ma non e’ chiaro cosa pensa dell’iniziativa ILPOST in termini concreti (format, target, aggregatore e non contenitore, etc).

  7. Per un’analisi editoriale, occorre pagare. Per un commento da lettore e da giornalista mi sono espresso a dovere. Glielo ripeto in modo elementare:

    contenuti e linea: no buono
    grafica: buono

    Ok?

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