Tinto Brass, aborti e biciclette

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Uno dei poster dei film di Brass. Con poche variazioni, la stessa immagine è stata usata per tutti i film di Brass, o quasi.

I film di Tinto Brass non li considero nemmeno film: c’è spesso più trama in Jean Paul Daniel Cadinot, ma al limite anche nelle produzioni della Falcon. L’idea della sessualità che ha Tinto Brass, nella quale la donna è vista solo in quanto culo, buco del culo, vulva e tette sode, mi pare infantile e limitante: si pone in giusto dialogo con “Siamo donne / oltre le gambe c’è di più”, della filosofa Sabrina Salerno. Sembra ancorata al tipo di sessualità che avevamo tutti intorno ai tredici anni, e agli slogan commerciali dell’epoca: “Polo, il buco con la caramella intorno”.

Detto questo, non capisco perché sarebbe scandalosa una candidatura di Tinto Brass alla Regione Lazio da parte dei Radicali. Sono sempre stati un partito liberale, libertario e libertino, per cui una coerenza politica e logica c’è. Si può pensare che come eventuale legislatore regionale potrebbe fare male? Non capisco, nel Paese in cui Silvio Berlusconi è Presidente del Consiglio, Mara Carfagna è ministro delle Pari opportunità ci stiamo a formalizzare sull’eventuale seggio regionale nel Lazio di Tinto Brass? Cosa, Brass non è competente e Carfagna e Berlusconi sì? Ma pensare alle cose serie, invece? Chi cura la campagna della Polverini ha detto che sarà interessante sapere cosa pensa Brass del lato B della Regione. Ma preoccuparsi invece dei saluti romani della componente neofascista che sostiene Renata Polverini, componente della quale lei va fiera? Perché tra un regista di cinema rimasto a una sessualità da tredicenni e dei neofascisti maggiorenni, a me fanno più paura i secondi. In ogni caso, i bacchettoni di PDL, PD, UDC hanno alzato gli scudi contro… Tinto Brass, sì, per cui può anche darsi che alla fine non venga candidato dai Radicali, che sono in coalizione con il PD, nel Lazio.

La foto pubblicata da Libero. Il giornalismo che piace al partito dell'amore.

Ho anche letto che su Libero c’è una campagna buttamerda su Emma Bonino, a firma di Andrea Morigi, che è sempre garanzia DOC, in questi casi. Emma è accusata di aver fatto vedere, nei primi anni ’70, come effettuare degli aborti con una pompa di bicicletta e un imbuto, tramite un’imitazione efficace del metodo aspirativo. Come capite, siamo nell’alveo del giornalismo che piace al partito dell’amore. Talmente amorevole, da aver suscitato la reazione indignata perfino di quel noto comunista di Filippo Facci. Non credo sia sbagliato indagare al massimo sul passato di un uomo o donna politica. Credo sia da fetenti dimenticare di contestualizzare. Le donne italiane dei primi anni Settanta per abortire avevano due possibilità: andare all’estero spendendo un capitale se lo avevano, oppure andare dalle mammane e rischiare la vita propria tramite un aborto provocato con strumenti insertivi tipo raggi di biciclette. Le donne ricche andavano all’estero. Le donne povere andavano dalle mammane e alcune morivano sotto le mammane. Emma Bonino suggeriva un terzo metodo, eseguibile in casa propria con l’aiuto di un’amica, che non metteva a rischio la vita della donna.

Naturalmente, di tutto questo racconto su Libero non c’è un rigo. C’è solo la notizia corredata dalla foto che vedete qui a sinistra. Il fatto che Libero abbia ritenuto di dover stabilire a questo livello così basso l’asticella della campagna elettorale della Polverini, dà idea di quanto il PDL tema di perdere, all’improvviso, le elezioni regionali del Lazio.

3 pensieri su “Tinto Brass, aborti e biciclette

  1. In realtà Facci non è nuovo a dire cose condivisibili. Sta rinsavendo, secondo me. Prima o poi uscirà da Libero, sarà come quei tossici che resistono al buco.

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