La macchina del tempo esiste, ed è la provincia veneta.

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Ieri ho ricevuto una mail da Matteo Pegoraro. A me la cosa era sfuggita, ma Matteo Pegoraro si è candidato a sindaco di un paesino del Veneto che si chiama Solesino, in provincia di Padova. Fin qui, nulla di che. Solo che il nostro Matteo candidandosi ha fatto coming out e ha detto, credo in conferenza stampa, di essere gay. Ecco, se Matteo fosse stato di Roma, avrei potuto scrivere anche a commento del suo coming out  pubblico “Fin qui, nulla di che.” Il punto è proprio che il sor Pegoraro ha fatto coming out a Solesino, paesello del padovano, capito? Cosa che permette a noi tutti di scoprire che la macchina del tempo esiste ed è stata inventata nella alacre provincia veneta.

Lascio la parola a Matteo per descrivere la prima ondata di reazioni:

L’essere gay a Solesino (Padova) è forse come esserlo in un paesino del meridione, dove tutti conoscono tutti e la mentalità si amalgama tra il conformismo e il machismo. È un paese di circa 7200 abitanti, un po’ sganciato dal resto del mondo, dove raramente chi ci vive si permette di uscire fuori dagli schemi e dove i valori della famiglia tradizionale sono talmente radicati da non essere minimamente messi in discussione. È un paese con molti anziani, che tramandano una tradizione senza dare troppe opportunità a qualcuno di cambiarla o proporne una visione diversa. Quando mi sono candidato sindaco, un giornale locale – Il Mattino di Padova – ha intitolato gli strilloni”Sono gay e mi candido a Sindaco” e in poche ore i quotidiani erano esauriti. Il titolo del pezzo era “Il primo candidato a sindaco di Solesino è un omosessuale”. Il giorno dopo in piazza tutti mi scrutavano con aria indagatoria, qualcuno lanciava qualche occhiata, qualcun altro sorrideva timido e accennava a un saluto, i più fingevano di non far caso alla cosa. Nei bar parlavano già che se fossi stato eletto avrei portato il gay pride, i matrimoni gay e legalizzato le adozioni, in un’ottica abbastanza assurda e ben poco realistica, ma che determinava commenti e scongiuri. Dopo qualche giorno ricevevo a casa una busta chiusa da un certo don Ferdinando, cappellano dell’ospedale di Monselice, un paese vicino, dove mi si diceva che come gay, candidandomi a sindaco, stavo rovinando il nome di Solesino, che ero anormale e non potevo pretendere di essere considerato come tutti gli altri uomini. Allego la lettera, anche se è in dialetto veneto qualcosa si capisce. Sul retro mi si diceva che sto commettendo peccato mortale, come abortire, uccidere o rubare ai poveri. Decisi di lasciar perdere, ma il giorno del mio compleanno (l’11 aprile) mi chiama una ragazza della mia lista dicendo che in alcuni parrucchieri e bar del paese stanno distribuendo quella lettera, dattiloscritta, agli avventori. Molti mi dicono di non cogliere la provocazione, e lasciare fare, non denunciare nulla, ché altrimenti “la cosa del gay si accentua”. Scelgo di andare avanti continuando semplicemente a essere me stesso, e alla fine alle elezioni portiamo a casa 601 voti e un posto in consiglio comunale. Qualcuno dice “è bravo ma è gay”, qualcun altro è arrabbiato, qualcun altro deluso perché non abbiamo vinto. Ecco i vari volti dell’essere gay – e candidato sindaco – a Solesino!

Per voi che amate i documenti originali, vi pubblico anche le foto della lettera ricevuta da Matteo:

La facciata iniziale della lettera di Don Ferdinando a Matteo Pegoraro

La facciata iniziale della lettera di Don Ferdinando a Matteo Pegoraro

E questa è la seconda facciata:

La facciata finale dell'epistola di Don Ferdinando a Matteo.

La facciata finale dell’epistola di Don Ferdinando a Matteo.

Ora io non so come avreste reagito voi, ma io ho reagito scrivendo a Matteo una email a mia volta, che ricopio qui sotto:

Matteo,

io trovo tutto ciò molto interessante e folcloristico. Anche la lettera del prete esprime un’omofobia relativamente innocua, non dettata da cattiveria ma, come dici tu, da una forza della tradizione che probabilmente morirà solo quando tutte le persone di quella generazione saranno morte. Fossi in te gli risponderei con una lettera aperta sui giornali locali, invece. Una lettera cordiale e sorridente, magari facendogli scoprire che il peccato di Sodoma e Gomorra era (secondo legioni di teologi e uomini di chiesa) la non ospitalità verso gli stranieri, o mettendo in risalto tutte le assurdità incluse nell’antico testamento, o facendo presente di quanto l’omosessualità esista da prima di Tognazzi e il Vizietto (tipo l’antica Grecia?) e di come, proprio ne Il Vizietto, questo fosse costituito dalle scappatelle eterosessuali di Tognazzi, che era un bisessuale e infatti gli capita di mettere incinta una sua ex moglie e quindi di avere un figlio inaspettato. La provincia veneta è spesso una sorta di viaggio indietro nel tempo; te ne rendi conto anche da questo reperto fantastico di lettera scritta a clavicembalo scrivano, con le correzioni a mano e l’aggiunta a penna… conservala fra le cose più care, perché quando sarai padre o addirittura nonno di figli avuti con un tuo prossimo o attuale compagno, magari per surrogata o adozione, sarà molto divertente mostrar loro un simile orpello.

Molti auguri e continua così,
Sciltian

It all makes sense now

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It all makes sense now: Gay Marriage legalized on the same day as marijuana makes perfect biblical sense. Leviticus, 20:13 “A man who lays with another man should be stoned.” Our interpretation has just been wrong for all these years.

[Katie Stephens]

Prendi e porta a casa, Lucetta Scaraffia.

Le bugie di D’Alema sul matrimonio

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Davvero bella l’intervista di Diego Bianchi, in arte Zoro, a D’Alema alla Festa democratica di Ostia. Bella perché Bianchi ha saputo fare molte domande ficcanti, insistendo il giusto laddove D’alema ha proposto delle risposte oggettivamente inaudite in Occidente dalla bocca di un leader sedicente progressista del XXI secolo, e sempre più rare da ascoltare anche dalla bocca di politici conservatori occidentali.

L’intervista, lunga più di due ore, è stata spezzettata e messa su internet nel blog di Diego Bianchi, al quale vi rimando per una copertura integrale (mentre in alto trovate un estratto di 5 minuti di cui parliamo). Qui ci occuperemo solo di un tema, quello della difficoltà dell’alleanza fra Pd e Udc (secondo Bianchi) non appena si guarda a temi rilevanti quali i diritti civili delle persone (tra questi, il diritto al matrimonio per tutti) e i temi eticamente sensibili (dalla legge sulla procreazione assistita, all’aborto, all’impiego delle cellule staminali in ricerca, e così via).

Sul matrimonio, la risposta letterale di D’Alema è la seguente, e la suddivido per commentarla con voi: “Il matrimonio, come previsto dalla Costituzione del nostro Paese se non la si cambia, è l’unione fra persone di sesso diverso, finalizzata alla procreazione eccetera, fra l’uomo e la donna, questo dice la Costituzione“.

Queste sono le prime due bugie di D’Alema. Come tutti sanno o dovrebbero sapere, la Costituzione italiana regolamenta l’isituto del matrimonio agli articoli 29, 30 e 31 che potete leggere qui o dove volete sulla rete.

Quindi la Costituzione italiana, se non la si cambia, parla oggi di “coniugi” e “genitori”, non certo di “uomo e donna”. Le persone omosessuali possono essere sia coniugi, una volta sposate, che genitori, dal momento che esistono a oggi circa 100.000 famiglie in Italia formate da una coppia di persone dello stesso sesso con prole, derivanti il più delle volte da unioni precedenti, ma non solo.

La seconda bugia di D’Alema è relativa alla “finalizzazione alla procreazione” del matrimonio. Non è vero nel diritto civile italiano, tant’è che coppie di anziani di sesso diverso si sposano regolarmente in Italia, anche se non possono più procreare. Non è vero nemmeno nel diritto canonico dello Stato del Vaticano, dove se l’impossibilità a procreare è dichiarata da parte di uno dei due coniugi, il matrimonio religioso vale ugualmente. Dunque in questo caso D’Alema non fornisce un buon servizio né come politico italiano, né come vice conte del Vaticano.

Ecco su cosa altro ha mentito D’Alema: “Le organizzazioni serie degli omosessuali italiani non hanno mai rivendicato di poter andarsi a sposare in chiesa eccetera. Hanno posto un problema diverso: che vengano riconosciuti i diritti delle persone che si uniscono, tra cui il diritto all’eredità, all’assistenza, perché due persone che convivono hanno diritto a vedere riconosciuta e tutelata questa loro condizione.

Questa è la terza bugia. Anzitutto perché non esiste alcuna autorità che possa, in Italia, distinguere fra “organizzazioni serie” [degli omosessuali italiani o di qualunque altra categoria] e organizzazioni non serie. Secondo, perché nel variegato mondo associativo gay italiano, la richiesta di matrimonio per tutti è veramente molto diffusa, al punto che perfino gli omosessuali del Pd rivendicano questo diritto, e non altro. Ma nel PD rivendicano il diritto al matrimonio per tutti anche i seguaci di Ignazio Marino (circa il 15% del partito), incluso il vice-presidente del partito, Scalfarotto. On. D’Alema, sono tutti “non seri” questi suoi compagni di partito? Di certo le vostre posizioni sono inconciliabili politicamente.

La cosa più grave D’Alema la dice alla fine: “Siccome una parte importante del nostro paese ritiene che il matrimonio è un sacramento, io penso che il sentimento di questi italiani vada rispettato, ed è possibile rispettarlo senza comprimere i diritti delle persone omosessuali che devono essere riconosciuti. Cioè in definitiva è possibile trovare un compromesso ragionevole“.

Al di là del fatto che il “compromesso ragionevole” sarebbe per D’Alema quello di non riconoscere alle coppie dello stesso sesso il diritto al matrimonio (ma un istituto apposito con molti meno diritti), ragionando così, in Italia l’aborto e il divorzio dovrebbero essere ancora illegali. Perché è assolutamente vero che per una parte importante (ma: minoritaria, si aggiunge qui) degli italiani il matrimonio è un sacramento. E quelli che lo ritengono un sacramento non concepiscono la possibilità del divorzio, né dell’aborto. Le democrazie occidentali hanno stabilito che il credo religioso di qualcuno non può limitare il diritto civile di altri. Massimo D’Alema ancora non l’ha capito.

Governo: il problema dei froci

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Il cartello recita: "Potrete pure avermi spogliato dei miei diriti, ma comunque trovo sempre più fica io di voi".

Uso il termine “froci” al posto del più politicamente corretto “gay”  perché quando si parla della situazione dei gay in Italia, è chiaro che per il Parlamento italiano e la sua classe dirigente si tratta solo di froci, busoni, culattoni, ricchioni, bucaioli o cupii  privi di ogni diritto civile, a seconda della regione di provenienza del cosiddetto “onorevole”.

Ecco perché quando questo Parlamento di gente per lo più segregazionista e reazionaria, mai eletta dal popolo, è chiamato ad applicare concetti banali per il resto dell’Occidente (tipo: il diritto al matrimonio per tutti, a prescindere dal colore della pelle o dall’orientamento sessuale degli sposi), fa sempre la cosa più incivile possibile, e se ne vanta pure.

Così, mentre il New York Times di una settimana fa dedicava 22 pagine di inserto Sunday Styles sui primi matrimoni fra coppie dello stesso sesso che si sono officiati in tutto lo Stato, dando consigli di etichetta, pubblicando i tradizionali “vows” (le promesse matrimoniali, una rubrica antica del NYT finalmente aperta alle coppie dello stesso sesso, con tanto di foto in primo piano dei promessi sposi) e facendo considerazioni sull’indotto economico che l’estensione del diritto al matrimonio comporta, in Italia abbiamo registrato non solo l’ennesimo fallimento dell’aggravante contro i crimini omofobici, ma anche le dichiarazioni violente e omofobiche di due fini menti del governo Berlusconi.

Il ministro per le Politiche Agricole, Saverio Romano ha sentenziato: “I gay sono uno scandalo. I matrimoni a New York mi fanno rabbrividire. Ho dovuto cambiare canale quando ne parlavano in tv, non so come spiegarlo alla mia bambina.

Il mio consiglio: non so, ministro Romano, provi a spiegare alla sua bambina perchè lei è indagato per mafia, invece.

Il ministro per le Riforme, Umberto Bossi ha invece detto:  “Meno male, non è passata l’aggravante dell’omofobia. Tutti sperano di avere figli che stanno dalla parte giusta, questo è un augurio che facciamo a tutti, non era giusto aumentare le pene per quelli che si sentono anche un pò disturbati da certe manifestazioni, persone normali che a volte si lasciano scappare qualche parola in senso anche bonario.

Ora, io non so da dove ricavi l’illusione di essere una “persona normale” un signore che quando rilascia dichiarazioni alla stampa nazionale si esprime più con l’uso del dito medio fanculizzante che con delle parole, e che tutte le volte che è incontrato in pubblico dai suoi sodali di partito, gli viene offerto il palmo della mano aperta per testare le sue capacità a non mancarlo con un cazzotto [sic], segno indubbio di virile vitalità, presso ominidi e scimmie.

Tuttavia, siccome il ministro Bossi è convinto di essere “una persona normale” ed è ovvio che non si rende conto della violenza delle sue parole contro i recion, mi domando come reagirebbe se un cupio padano, magari adolescente e dunque irruento quanto il ministro, si “lasciasse scappare qualche parola” e gli augurasse qualcosa di ugualmente violento, tipo che gli prendesse l’altra metà del coccolone che ancora gli manca per fare bingo, perché magari quel busone si sente un po’ disturbato da certe sue manifestazioni. Naturalmente, il tutto in senso anche bonario. Ministro Bossi, chissà se sono riuscito a farmi intendere da lei. Certo, non potendole offrire il palmo della mano aperta, mi resterà il dubbio.

Se a questo aggiungete il modo in cui l’On. Anna Paola Concia ha commentato l’ambigua situazione affittuaria del ministro Tremonti, di cui siamo venuti a sapere di una convivenza con persona dello stesso sesso fino a oggi tenuta nascosta (“legga Alexis, di Marguerite Yourcenar, l’aiuterà e chissà che non riesca a spiegarsi meglio” ha suggerito la Concia; l’Alexis è la storia di un uomo che lascia la moglie scoprendosi gay) e i conseguenti dubbi affiorati dalla rete sull’orientamento sessuale di Tremonti, indubbiamente per il Governo i froci sono solo un problema, e il Governo è il primo problema dei froci. Il titolo è perfetto anche nella sua doppia possibile lettura.

La Coca Cola ammazza gli spermatozoi

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Gente, questo studio è da leggere. Premesso che naturalmente chi si beve un litro di coca-cola al giorno è un po’ coglione, vi ricordate quando, da adolescenti, alcune ragazze sostenenvano che facendosi delle belle abluizioni a base di coca-cola non sarebbero rimaste incinta, in caso di coito interrotto troppo tardi? Ah, la saggezza popolare. Magari tornerà utile nelle regioni governate dalla Destra: niente RU486, ma taaaaaaaaanta coca-cola.