Così tanto per ricordare. Poi dice: come mai non ti hanno assunto a La Provincia di Cremona durante quello stage? Forse perché quando il direttore del giornale commentò con la sua consueta eleganza che Carlo Giuliani era “solo un maiale comunista”, io gli dissi che quello era un commento da banali maiali fascisti, e che in piazza era morto un ragazzo, magari violento e con un estintore fra le mani, ma pur sempre un ragazzo di vent’anni, e che i carabinieri non sono pagati per uccidere o vendicarsi, ma per difendere e servire.
Poi andai in una parrocchia, non certo per una mia improvvisa crisi religiosa: andai ad ascoltare il resoconto di un 15enne, non ricordo se scout o di altro genere di gruppo catechista. Il 15enne aveva un braccio ingessato in modo inconsueto, col gomito all’altezza della spalla, e diversi lividi sul collo. Parlava, tremando, al microfono di fortuna della chiesetta, raccontando storie di cariche della polizia e manganellate feroci e ripetute, prive di senso, contro quegli spezzoni del corteo che più chiaramente erano inermi e innocui, e nei quali si trovava, appunto, il gruppo della sua parrocchia.
Lì, ascoltando quel pischello, osservando il modo in cui tremava (perché io di giovanissimi in agitazione ne ho visti la mia parte, e vi assicuro che quel modo di tremare lì era un’altra cosa e non me lo dimenticherò mai) ho davvero avuto paura e furore, perché ho capito all’improvviso cosa era successo per le strade di Genova. E ancora, naturalmente, non sapevo né della Scuola Diaz, né della caserma Bolzaneto.