Ok, l’ultima cagata che si trova sui social network è la campagna di qualche minus habens animalista che nella giornata della memoria ha pensato bene di paragonare la Shoah alla catena alimentare, sostenendo che ciò che l’Uomo fa agli animali che mangia è pari a ciò che Hitler ha fatto agli ebrei.
Mi domando sempre: ma come mai gli animalisti non fanno campagne contro il fatto che ogni anno milioni di gazzelle vengono addirittura mangiate vive da migliaia di leoni? O che miliardi di pesci piccoli vengono niente meno inghiottiti vivi da miliardi di pesci grossi? Tralascio il fatto che chi paragona un genocidio criminale alla catena alimentare è per me una persona con enormi lacune storiche, filosofiche, etiche, culturali e morali.
Lasciando fuori le implicazioni storiche e filosofiche, paragonare l’essere umano (biologicamente non carnivoro) a un leone o qualsiasi altro predatore carnivoro e’ scorretto (se non in malafede). Un leone si ciba dei piccoli di un altro leone se necessario. Gli esseri umani lo fanno? Certo che no (e’ “addirittura” considerato un crimine). Un leone odora il culo di un altro leone. Gli esseri umani lo fanno? Cerchi di usare termini di paragone piu’ consoni.
I campi di concentramento sono stati progettati ricalcando fedelmente i mattatoi. Per chi ha sensibilita’ verso lo sterminio annuale di altri animali e’ comprensibile che qualcuno possa proporre un paragone cosi’ provocatorio. Difficile da condividere, ma comprensibile. Ma da qui a chiamarli minus habens non fa altro che evidenziare quanto cinico e rigido sia chi li critica. Saludos
Al tempo, al tempo. Anzitutto, da un punto di vista antropologico, il cannibalismo esiste eccome in determinate culture umane ed è tradizione molto antica e rispettata, addirittura pregna di significati spirituali e trascendentali. Ma naturalmente io lo considero una barbarie, però questo è solo il mio soggettivissimo parere. L’Uomo, qui andiamo invece sui dati oggettivi e non sulle opinioni, è un animale onnivoro. Significa che mangia carne bianca e rossa, verdure, legumi, frutti, uova, pesci e derivati vari da questi alimenti base. I campi di concentramento sono stati progettati per sterminare in modo industriale alcuni milioni di uomini per realizzare un progetto politico genocida. Mangiare non è né un progetto politico, né necessariamente un genocidio. Diciamo che chi fa il parallelo fra la Shoah e la catena alimentare ha diverse rotelle fuori posto, se l’etichetta di “minus habens” non piace, perché significa non avere l’alba di dove stia la differenza fra i due fenomeni, che in comune hanno solo un elemento strumentale (l’uccisione scientifica di massa) e basta. Per il resto differiscono da un punto di vista filosofico, storico, culturale, delle finalità, della morale e dell’etica, come detto nel post.