Momento di scoramento

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E’ che so’ proprio stanco, mica no. Una fine agosto e un inzio settembre che paiono attaccati alla fine di marzo, più che essere l’inizio di un nuovo anno di lavoro. E scadenze da tutte le parti, a piovere, e un sano bisogno di sabbia bollente e tintarella di fine estate, più che sto cazzo di schermo del computer. Brutta estate, devo dire, proprio brutta. Speriamo non si ripeta in futuro.

Addio al Berlinguer canadese

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Una delle ultime immagini pubbliche di Jack Layton, al Pride di Toronto 2011, assieme alla moglie Olivia Chow.

Jack Layton, il leader dell’opposizione ufficiale canadese, segretario federale del New Democratic Party (Socialdemocratici, la Sinistra canadese) fino allo scorso 25 luglio, è morto ieri a 61 anni, ucciso da un cancro al colon. Layton, dopo aver triplicato i seggi del suo partitonelle ultime elezioni del 2011,  ha perso l’unica battaglia che non poteva vincere con il magnetismo della sua persuasione, con la forza dei suoi ragionamenti, con l’ottimismo delle sue parole, con la dolcezza dei suoi baffi sorridenti. Lascia una nazione in lutto, a prescindere dall’orientamento politico di ciascuno.

La salma sarà esposta su Parliament Hill, nel centro della capitale Ottawa, per dare possibilità al maggior numero di canadesi di salutare uno dei leader politici più amati della storia di questo grande Paese. In via eccezionale, sabato prossimo si terranno a Toronto funerali di Stato, un onore che la tradizione giuridica canadese concede solo ad attuali ed ex Primi ministri, attuali ed ex Governatori generali e attuali ministri. Tuttavia è nelle prerogative del Primo ministro concedere funerali di Stato “a quegli eminenti canadesi per cui l’onore si ritenga appropriato” e l’attuale Primo ministro, il Conservatore Stephen Harper, ha discretamente proposto l’eventualità alla moglie di Layton, la parlamentare dell’NDP Olivia Chow, che ha accettato.

Anche nelle sue ultime ore, Jack Layton ha pensato al bene del Canada e dei suoi canadesi, dando mandato a sua moglie di diffondere subito dopo la sua morte una lettera alla nazione, arrivata a tutti i media e a milioni di canadesi iscritti alla newsletter dell’NDP al loro indirizzo email privato. L’email, che ha annunciato a molti la sua morte prima ancora della tv, Layton ha salutato i suoi concittadini e i suoi compagni di partito con queste nobili parole: “Decine di migliaia di canadesi mi hanno fatto sentire il loro affetto e la loro vicinanza in queste settimane, augurandomi di rimettermi. Sfortunatamente, le mie cure non hanno funzionato come volevo. Così consegno questo messaggio a mia moglie Olivia in caso io non possa continuare“.

La lettera continua con un vero e proprio testamento politico e umano, raccomandando al partito di mantenere come leader ad interim l’on. Nycole Turmel, ex capo del sindacato da lui scelta lo scorso 25 luglio, fino al congresso straordinario dell’NDP che si dovrà tenere nel 2012. Ma la parte che ha commosso tutti è dove Layton, consapevole della sua figura iconica di combattente e di uomo della speranza per milioni di canadesi e per migliaia di malati di cancro, ha tenuto a donare ancora parole di forza e di carisma: “Agli altri canadesi che sono nel mezzo del loro percorso contro il cancro e stanno combattendo per la loro vita, dico questo: per favore non siate scoraggiati del fatto che il mio percorso non si è concluso bene come speravo. Non dovete assolutamente perdere la vostra speranza. Le cure e le terapie non sono mai state migliori oggi contro questa malattia. Avete ogni ragione di essere ottimisti, determinati e di concentrarvi sul futuro. Il mio unico suggerimento è di onorare ogni momento condiviso con chi amate in ogni istante del vostro percorso, così come ho fatto io la scorsa estate“. La lettera poi contiene anche un appello ai giovani canadesi, altrettanto commovente, che li sprona a continuare a darsi da fare per lottare per un Canada migliore e un mondo migliore.

Ho avuto occasione di “conoscere” Jack Layton di persona la sera del suo trionfo elettorale, il 2 maggio scorso, alla festa federale dell’NDP. M’aveva colpito la sua immagine magnetica, anche nella malattia: era un uomo provato dalla lotta contro il cancro: prima lo aveva colpito alla prostata, poi al bacino, e l’uomo aveva affrontato 5 settimane di campagna politica per le elezioni anticipate appoggiandosi a un bastone per poter camminare. Eppure durante tutta la campagna, e in particolare quella sera, era riuscito a trasmettere a tutti un senso di gioia e di grandi aspettative per il futuro del Canada e dell’NDP. L’ultima volta che l’ho visto è stato appena lo scorso 3 luglio, quando ha voluto partecipare al Pride di Toronto assieme alla moglie, per guidare la foltissima delegazione dell’NDP, all’interno di un risciò portato da un volontario dell’NDP.

Il baffo bianco e all’insù, l’occhio sempre vispo e sorridente, Jack Layton rimarrà per me e per milioni di altri canadesi il volto ottimista, solidale e tollerante che mi ha accolto a braccia aperte in questo Paese nel 2006. Farewell, Jack, and thanks for everything.

Il mattino ha l’argento in bocca

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Occhio a quella catenina d’argento regalatavi dalla nonna per la prima comunione: nel giro di poco tempo il suo valore potrebbe triplicare. Così la pensa il multimiliardario (in dollari) Eric Sprott, presidente della Sprott Assett Management, colosso finanziario canadese specializzato in metalli preziosi, valutato attorno ai 10 miliardi di dollari, che sta rilasciando interviste alla stampa e alla blogosfera per sottolineare come, in epoca di incertezza finanziaria, i metalli preziosi rappresentano un porto più sicuro di altri.

L’avviso di Sprott non è certo filantropico: il magnate ha appena venduto ingenti quantità d’oro per comprare più ingenti quantità d’argento, e la campagna di interviste a tappeto che sta operando in questi giorni propagandando il vantaggio dell’acquisto dell’argento, potrebbe sembrare quel che è: il tentativo personale di Sprott di confermare la bontà del suo ultimo investimento. E tuttavia i dati su cui Sprott giustifica il suo investimento in argento sono reali e forse possono interessare anche chi miliardario non è, ha qualche risparmio da parte, non ama l’ipotesi del materasso e al contempo li vuole far fruttare in un’epoca di estrema incertezza dei mercati.

“Abbiamo dichiarato che stiamo vendendo 2 milioni di azioni del fondo Sprott Physical”, ha detto il magnate canadese, “che dovrebbe fruttarci una cifra attorno ai 32 milioni di dollari ed è nostra intenzione di mettere quei 32 milioni nell’acquisto di argento, il metallo vero e proprio, non i fondi d’investimento basati sull’argento”. La mossa si basa sull’analisi del tasso fra argento e oro, che storicamente si è attestato su una ratio di 16:1, ma che oggi è significativamente più svantaggioso per l’argento. “Come sapete, ho sempre sostenuto che l’argento dovrebbe essere scambiato con un tasso di 16:1 con l’oro, ma oggi occorrono poco più di 1800$ per acquistare un’oncia d’oro, mentre ne bastano poco più di 40 per acquistare un’oncia d’argento. Questa situazione non può andare avanti alla lunga, nei prossimi dieci anni il prezzo dell’argento potrebbe raggiungere i 120$ per oncia”.

Un altro dato interessante è che i giacimenti d’oro attualmente noti sono 100 volte più ricchi di quelli d’argento attualmente noti. Un fattore non sottovalutato da Sprott: “La realtà è che sul mercato c’è una quantità d’argento relativamente limitata. Il Comex (il Commodity Exchange, una divisione del mercato degli scambi mercantili di New York, specializzato in metalli preziosi, nda) ha una disponibilità di 27 milioni di once d’argento pronte da comprare, una quantità che si compra oggi con appena un miliardo di dollari. Cos’è un miliardo di dollari, oggi? Voglio dire, ci sono almeno 500 grandi compagnie che potrebbero comprare tutto l’argento sul mercato in un sol colpo, facendo schizzare in alto il prezzo del metallo”.

Beh, anche se tra i lettori dovesse esserci qualcuno che non ha ancora messo da parte il suo primo miliardo di dollari (!), sembra che il ragionamento di Sprott possa funzionare per tutti, nel nostro piccolissimo. A meno che domani non si scoprano nuovi ricchissimi giacimenti d’argento che facciano abbassare il valore del metallo…

Nuove fondamentali idiozie nella colonna di destra

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Beh cari anellidi, come sapete non sono esattamente il ritratto del geek. Io uso Internet e il computer come una diligente scimmietta, non è che mi curi più di tanto di sapere cosa sia un Feed RSS, per dire, o di provvedere ai ping del blog e tante altre amenità.

Mi sono però accorto – dopo appena 7 anni di blogging, niente proprio – che la ragione per cui c’erano pochi contatti da quando Facebook la fa da padrone sulla blogosfera, era anche la mancanza della pubblicazione dell’indirizzo per i feed di questo blog, nonché la mancanza di una altra dozzina di cose che quasi tutti gli altri blog hanno. Allora, per rimediare al mio atteggiamento Anni Settanta sulla rete, da oggi vi ho installato un po’ di nuove fondamentali idiozie nella colonna di destra, inclusa una maschera per cercare i vostri post preferiti su AdF (mai più senza), un link a una delle pagine di Facebook che i miei fan m’hanno creato (scusate, io c’ho le pagine FB fatte dai fan: c’è chi può e chi non può, io può. Ho scelto quella con meno contatti, così le date una mano e la fate salire, quella di blogger per Il Fatto Quotidiano) più altre cosucce di cui adesso manco più mi ricordo, per cui ve le lascio scoprire a voi, tanto sono utili e immancabili. Oh, il tutto si ammira quando siete nella pagina home di AdF, cioè qui, e non sulla pagina specifica di questo post. Ci siete arrivati? Bravi che siete, un amore. Ora scrollate fino in fondo e spingete le vostre deliziose pupille sulla destra dello schermo. Grandi.

Lo so, non potevate più vivere senza, ma finalmente questo problema della vostra vita ve l’ho risolto. Ad maiora.

Costantino

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Stamattina mi sono svegliato pensandoti. Stavo ascoltando una canzone di Antonello Venditti, che avevamo ascoltato diverse volte assieme, in quei primi anni Ottanta relativamente felici per tutti. E forse il potere della madeleine musicale, forse gli scherzetti della memoria, mi sono messo a parlarti col pensiero. Beh insomma, oggi ho 37 anni, porto la barba, mi rado a zero e vivo lontano. Sono uno che lotta, rischia, mozzica e gioca, sai? L’avresti mai detto? Io no. Non vedo quanto vorrei papà, mamma, Amarilli. Ed è un dolore sordo e profondo, questo. Perché il tempo scorre scorre e io spesso ho la sensazione di stare facendo la scelta sbagliata. Una scelta fino a un certo punto obbligata, ma solo fino a un certo punto: per il resto ci sono solo le mie spalle, non sufficientemente larghe. Per carità: ci sono aspetti molto belli nella mia scelta. Uno per tutti: lei. Che sì, litighiamo e manco poco, ma soprattutto ci amiamo, e ci staremo al fianco, magari per sempre, chissà. Io lo spero e anche lei. Penso se ti sarebbe piaciuta. Mi rispondo di sì: ti sarebbe piaciuta molto. Molto. Saresti stato contento di vedermi felice, quando ancora eri te stesso. Sai, volevo corredare queste poche righe con una tua foto. Mi sono accorto di una cosa brutta: che non ne ho nel computer, e non ci sono nella rete. Sei però molto nitido nei ricordi. E in fondo è questo quello che importa, no? Non essere dimenticato, venire alla mente, ricevere dei pensieri, dialogare in qualche modo, forse anche solo all’interno di un’illusione cerebrale. L’unica che permette di evidenziare solo i sorrisi di un tempo che fu, e che mai più tornerà.

Sì, ti sarebbe piaciuta tanto. Come ci piaceva questa canzone qui sotto e il film da cui il video è tratto, che vedemmo insieme. Che oggi, proprio come allora, come se il tempo non fosse passato affatto, porta a tirare su col naso. Ciao.

Sant’Anna di Stazzema, un ricordo

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Sono passati 67 anni dalla Strage di Sant’Anna di Stazzema.

Ecco quello che accadde nelle parole dello scrittore viareggino Manlio Cancogni, che ha 95 anni e che saluto qui.

Gli abitanti erano spinti negli anditi, nelle stanze a pianterreno e ivi mitragliati e, prima che tutti fossero spirati, era dato fuoco alla casa; e le mura, i mobili, i cadaveri, i corpi vivi, le bestie nelle stalle, bruciavano in un’unica fiamma. Poi c’erano quelli che cercavano di fuggire correndo fra i campi, e quelli colpivano a volo con le raffiche di mitragliatrice, abbattendoli quando con un grido d’angoscia e di suprema speranza erano già sul limitare del bosco che li avrebbe salvati. Poi c’erano i bambini, i teneri corpi dei bimbi ad eccitare quella libidine pazza di distruzione. Fracassavano loro il capo con il calcio della pistol machine, e infilato loro nel ventre un bastone, li appiccicavano ai muri delle case. Sette ne presero e li misero nel forno preparato quella mattina per il pane e ivi li lasciarono cuocere a fuoco lento. E non avevano ancora finito. Scesero perció il sentiero della valle ancora smaniosi di colpire, di distruggere, compiendo nuovi delitti fino a sera.”

Tutte le volte che sentite dire da qualche politico che “tutti i morti sono uguali” e che occorre rispettare le scelte “in buona fede” fatte dai “ragazzi di Salò” e dai partigiani, ricordatevi che i “ragazzi di Salò” presero le armi e andarono “a cercar la bella morte” per aiutare i nazisti, anche quelli di Sant’Anna di Stazzema, mentre i partigiani presero le armi per sopravvivere, resistere all’invasione nazista e per aiutare altri italiani, anche quelli di Sant’Anna di Stazzema.