The Way Back, una recensione

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Ieri con la compagna di viaggio (in agitazione per un importante incontro di dottorato) siamo andati a vedere l’ultimo lavoro di Peter Weir, The Way Back.

Se vi ricordate il film Into the Wild, di  Sean Penn, questo è un film molto simile per fotografia e bei panorami. Dunque raccomando di vederlo in un cinema con schermo grande, perché ne vale davvero la pena. Per gli amanti di Peter Weir, però, avviso subito che la pellicola sarà una delusione. Qui il regista australiano vorrebbe tornare sui toni del suo meraviglioso Gallipoli, ma la cosa proprio non gli riesce perché gli viene a mancare una sceneggiatura in grado di costruire dei personaggi belli come quelli del film sulla Prima guerra modiale.

Anche se il film è forse il più deludente di Weir, conserva tuttavia alcuni pregi. Anzitutto, fa vedere la realtà di un lager siberiano, cosa che a mia memoria non capita poi così spesso nemmeno nella cinematografia americana, figuriamoci in quella australiana. Appare subito chiara la diversa funzione del lager rispetto al campo di sterminio nazista: nel primo manca l’industria della morte e i prigionieri (messi lì per aver osato dissentire dal regime, o per essere banali criminali) sono costretti a lavorare in condizioni estreme che possono facilmente portare  alla morte, che però non è causata in modo diretto e voluto dalle guardie rosse. Sotto questo aspetto il film è fedele alla ricostruzione storica e può servire a quei qualunquisti che son convinti dell’equazione nazismo=stalinismo, campi di sterminio=lager.

Ma il protagonista del film non è il lager. Il protagonista è la lussureggiante natura della grande Russia, e poi della Mongolia, le montagne del Tibet, le colline dell’India. La storia, tratta dalla realtà, è un topos classico: un gruppo di prigionieri prova a scappare dalla loro prigionia. Come? A piedi. Camminando per mesi, e poi per anni, in condizioni estreme. Partiranno in un bel gruppo, arriveranno in pochi. Particolarmente azzeccato il personaggio di Colin Farrell nei panni di un criminale russo ancora idealizzatore di Stalin e Lenin (che porta tatuati sul petto) e non disposto a lasciare la sua patria nemmeno da fuggitivo. Gran prova di recitazione anche di Ed Harris, seppure il suo personaggio è quello più tirato per i capelli nella sceneggiatura. Ma non è certo colpa dell’attore, che anzi qui offre una delle sue migliori interpretazioni. Non convince, al contrario, la recitazione dell’unica attrice, Saoirse Ronan, in un “all boys movie” come non se ne vedevano da tempo.

Il film termina con una specie di Bignamino storico che riassume le vicende del comunismo brutto e cattivo dal 1940 al 1989. Il finalino didattico se lo potevano risparmiare, ma capisco che per il pubblico australiano e nordamericano torni utile, perché mediamente i miei studenti non sanno niente della storia del Novecento.

11 pensieri su “The Way Back, una recensione

  1. Fidati, neanche gli studenti italiani sono completamente esenti da svarioni storici. Soprattutto per tutto quello che è avvenuto ad est di Lubiana, carenze generalizzate e cantonate mostruose. (E non sanno cosa si perdono, poveri stolti…la storia dell’Impero russo è una galleria di personaggi irripetibili. Abbiamo anche lo Zar ucciso, bruciato e sparato con il cannone. So soddisfazioni :D)

  2. Lady Mercury, si tratta in realtà dell’unico troll di questo blog. Io l’ho messo in ban perpetuo e automatico, per cui non so nemmeno se continua a commentare da me o no. A giudicare dal fatto che ogni tanto ha bisogno di farsi pubblicare almeno nei blog dei commentatori del mio blog, direi che soffre talmente tanto per il fatto che non lo leggo e non lo pubblico più, che probabilmente svilupperà qualche brutta malattia. Cancella i suoi commenti e mettili in bando perpetuo, soprattutto se insulta o offende. Io continuo a non leggerlo nemmeno quando commeta altrove.

  3. Davide Grilli

    Il comunismo e il nazismo sono le peggiori pagine dell intera storia dell uomo, considerando che sono passati neanche 100 anni. Il peggio e che il comunismo ancora esiste, dovrebbe essere bandito come, giustamente, il nazismo, leggo nelle parole la “differenza tra i campi russo e quelli tedeschi”, quello che conta sono i numeri, quanti sono morti in quelli nazisti e quanti in quelli comunisti ? mi piacerebbe que il bloggero mi da una risposta

  4. No Davide, ti rispondo non come bloggero ma come professore di Storia contemporanea. Comunismo e nazismo non sono stati ugualmente atroci. Il comunismo aveva alla base l’utopia di un mondo dove tutti gli uomini fossero uguali e avessero uguali possibilità. Un mondo dove tutti potessero avere il pane e le rose, per capirci. La scuola pubblica e un’educazione universitaria gratuita, a prescindere dalle tue possibilità economiche o dalle persone potenti che non conosci.

    Il nazismo è un’ideologia che nasce sulla base della convinzione che una razza, quella ariana, sia superiore a tutte le altre. E si basa sull’idea che occorra sterminare alcune etnie, dall’ebraica agli zingari, e alcune categorie, dagli omosessuali agli handicappati. L’idea finale è quella di un impero a guida ariano-tedesca.

    Sia comunismo che nazismo sono stati applicati in modo atroce dal genere umano. L’URSS di Stalin, la Germania di Hitler. Ma esistono anche paesi dove invece il comunismo è stato applicato in modo più mite e intelligente, sotto forma di socialdemocrazia (la Scandinavia, il Regno Unito, il Canada, ecc.). Il nazismo invece no.

    Chi non vede le differenze fra i due regimi ha un serio problema di onestà intellettuale o di capacità intellettive. A prescindere dai propri paraocchi ideologici.

  5. Skeletor

    Anellidifumo con tutto il rispetto per la sua professione mi duole vedere che ci sia ancora reticenza nell equiparare le 2 ideologie del 900.
    Visto che lei è un professore allora mi potrebbe spiegare perché in paesi come la Lituania e la Polonia ci sia reato d’apologia al comunismo?
    Inoltre, non mi sembra che nei paesi Scandinavi siano stati applicati dei sistemi comunismi, anzi la Findlandia ha impedito l’avanzata dell’armata rossa, la quale nel mio libro di storia è stata definita “eroica” mentre io la definirei una vera e propria orda di stupratori. Tantomeno l’Inghilterra paese integrante della NATO contrapposto a fianco degli usa al patto di Varsavia. Gli unici partiti comunisti preponderanti in europa erano il PCI e il PCF.
    Inoltre professore per me che si uccida per presunta superiorità o che si uccida per lotta di classi non cambia nulla per un semplice motivo: NON ESISTONO MORTI DI SERIE A E MORTI DI SERIE B. I morti sono tutti uguali. E non scoridamoci che il Nazional Socialismo ha avuto il processo di Norimberga e la sua fine è stata causata da errori militari. Mentre il comunismo è tutt’oggi impunito ma a differenza del nazionalsocialismo é crollato per morte naturale.

  6. Skeletor, Lituania e Polonia (e Germania, se è per questo, e diversi altri) hanno avuto un passato sotto un regime comunista, è piuttosto normale che esistano dei divieti costituzionali o dei reati d’apologia di comunismo nei loro ordinamenti odierni. Se avessero avuto un regime fascista, come lo abbiamo avuto noi, avrebbero un divieto costituzionale di ricostituzione del partito fascista, come lo abbiamo noi.

    Non so che libro abbia lei, ma di solito nei libri di storia è la difesa dei finlandesi a essere definita “eroica” perché fu fatta da soldati sciatori contro un esercito equipaggiato in modo assai più pesante. Così come di solito è definita “eroica” la difesa dei polacchi contro russi e tedeschi, perché se non ricordo male lì avvenne l’ultima carica a cavallo contro dei tank.

    Riguardo ai morti tutti uguali: scemenze buone per la propaganda di partito, non per una classe di storia. I morti, nel senso dei cadaveri, sono tutti uguali, ma rimane che alcuni si battevano per togliere libertà, altri per mantenerla, e sotto quel punto di vista i morti non saranno mai, per i libri di storia, filosoficamente e politicamente tutti uguali.

    Il comunismo non ha avuto un “processo di Norimberga” per il semplice motivo che non è nato con l’intento di sterminare una gente, il nazismo sì. E cmqe, nei paesi dove si sono avuti regimi comunisti sanguinari, quando sono tornati alla liberaldemocrazia di solito hanno SEMPRE processato i responsabili politici del regime precedente.

  7. tex

    “di solito hanno sempre”? qui c’è una contraddizione!
    comunque, da professore di storia e filosofia, consiglio ad anellidifumo di andarsi a leggere il programma di lenin e stalin, prima di dire che le morti nei gulag erano quasi accidentali. dalle sue parole, mi pare che sia una simpatia nei confronti del comunismo, anche non troppo velata, che non le permette un giudizio onesto su cosa è stato (e purtroppo, in alcuni paesi, ancora è).
    in secondo luogo, questa recensione del film dimentica il nucleo centrale della storia, che riconferma Weir come grande regista, e cioè la vicenda umana di questi personaggi, in particolare del protagonista… ma non la spiego qui perchè chi ha la curiosità di vedere il film possa gustarlo appieno.

  8. Tex, sono professore di storia e filosofia anche io. E non ho nessuna simpatia verso i regimi comunisti, men che meno verso lo stalinismo. Dico solo una ovvia banalità, sostenuta anche dagli storici di impianto liberale: il nazismo fu una ideologia che includeva il genocidio e lo sterminio di altri popoli per arrivare al predominio di una razza ariana sulle altre, pianificando la shoah e tutto il resto, che non furono fatti incidentali, ma fortemente pianificati.

    Il comunismo fu un’ideologia che per arrivare all’idea di una società dove tutti sono uguali, si trasformò spesso (ma non sempre: vedere l’Emilia romagna e la Toscana) in regimi autoritari o dittatoriali, con modernizzazioni brutali che spinsero alla morte per fame una ventina di milioni di contadini, punendo il dissenso col carcere o i campi di lavoro, dove spesso gli oppositori morivano per dissenteria o per le condizioni estreme di vita, ma dove non era pianificato il loro sterminio.

    La differenza fra un campo di sterminio e un campo di lavoro è un fatto fondamentale per chi fa la professione di storico; c’è una bibliografia sterminata che distingue le due realtà, e per quanto siano state ambedue orribili, io dovendo scegliere fra le due, preferirei dieci milioni di volte finire in un gulag comunista che non in un campo di sterminio nazista. E penso anche te. Sai perché? Perché siamo ben consci delle differenze storiche e di intenzionalità dei due campi.

    Ancora oggi, la Nord Corea o Cuba, due delle realtà più dure del comunismo, non cercano di conquistare il resto del mondo alle dottrine del socialismo. La Germania di Hitler invece sappiamo che tipo di politica estera ebbe. Così l’Italia di Mussolini.

  9. Aspettando la latitanza di Travaglio

    Il professore non conosce la storia del Comintern, né quella dell’internazionalismo proletario né quella del patto di Varsavia né quella dei gulag né…. lasciamo perdere per amor di brevità. Eppure i suoi sillogismi in difesa del comunismo lo rendono a suo modo un eroe. Imperdibile e impareggiabile il riferimento al comunismo (magari un po’ comodamente) realizzato… in Toscana ed Emilia Romagna! Al confronto, il (chiamiamolo) giudizio sul film di Weir sembra quello di un maestro…

  10. Caprara, il professore conosce. Però si è fatto un’opinione differente dalla sua. Una cosa che in democrazia non solo non crea alcuno scandalo, ma è anzi vista come un pregio. Ho spiegato a dovere nei commenti in che senso non trovo giusta l’equazione fra campi di sterminio nazisti e gulag sovietici.

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