Come suppongo anche a voi altri, mi ha molto colpito il suicidio di Norman Zarcone, collega 27enne di dottorato. Mi ha colpito perché più che essere un suicidio, mi è parso un omicidio di Stato, al pari di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, solo ottenuto non per il tramite di poliziotti criminali invasati, ma per il tramite di quel muro di gomma italico su cui tutto rimbalza. Mi ha colpito perché se a 27 anni decidi di buttarti dal settimo piano della tua facoltà, significa che hai esaurito anche le belle speranze e le belle bandiere. Mi ha colpito perché ho pensato ai figli di Norman, che non ci saranno. Ai genitori di Norman, che rimangono amputati in questa fantastica Italia. Mi ha colpito perché è un fratello di generazione, di aspettative e perfino membro del Club dei nomi buffi, addirittura in rima col mio. E quindi ho pensato alle ragazze (o ai ragazzi) che Norman non bacerà, ai libri che non leggerà, ai post che non scriverà, agli articoli che non ricercherà, ai libri che non pubblicherà, alle scoperte che non farà, alle persone che non vedrà, ai viaggi che non compirà, agli studenti che non avrà. E a quanto abbiamo perso tutti, in Italia, con quel volo dal settimo piano.
Sentimenti di dolore e confusione. Descritti molto bene da Giuseppe Provenzano su L’Unità.
Omicidio di Stato mi pare un po’ forte. Norman avrebbe potuto scegliere di emigrare, di fare altro… La scelta del suicidio è sempre estremamente complessa e personale.
Tuttavia, che il sistema – Italia faccia tutto il possibile per emarginare i giovani e ridurli alla disperazione, in modo che siano ricattabili e controllabili dai vecchi che (s)governano il paese è drammaticamente vero e sotto gli occhi di tutti.
Per esempio è pazzesco che una persona con il dottorato non abbia, in Italia, una corsia preferenziale per l’insegnamento nelle scuole superiori. Ma sappiamo perché questo avviene: per lasciare spazio agli ex insegnanti di religione, che magari hanno preso la laurea con i punti delle figurine “Panini”… Quale politico avrebbe il coraggio di mettersi contro il Vaticano, che a questo sistema di clientela tiene tantissimo, per esercitare un controllo simil-mafioso nel campo dell’istruzione?
Questo sistema ci rende tutti complici per paura di diventare vittime, per paura di finire emarginati come Norman, quindi costretti (nel migliore dei casi) a partire con una valigia di cartone … o peggio.
sì, mi ha molto colpito. E pensare che la vita per i futuri ricercatori italiani sta per peggiorare ulteriormente….