Piazze San Giovanni a confronto

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Dico subito che la parte più bella del comizio ieri di Berlusconi è stata quando si è messo a prendere esplicitamente per il culo i suoi gonzi sostenitori. I quali, naturalmente, non disponendo delle sufficienti sinapsi per comprendere l’ovvia e grossolana presa per i fondelli, hanno applaudito osannanti.

Il Sultano egoarca e la sua coorte dei miracoli hanno sparato: “Oltre un milione”. Ohibò, per una piazza che tiene fisicamente un massimo di 150.000 persone, come dimostrato dall’aritmetica, notoria scienza comunista, è senza dubbio una cifra interessante. Del resto lo dicono anche i funzionari della Questura di Roma, notoriamente comunista:

Calcolare i presenti è problema da 5a elementare, Gasparri si faccia fare i conti da qualcuno“.

Ma il Sultano egoarca e i suoi sodali han ribadito: ‘nu milione, aneme d’a purgatorio! Un milione (m minuscola) possibile da raggiungere solo se ciascuno dei partecipanti avesse tenuto sulle spalle altri nove manifestanti, stile totem. E ringraziassero Bossi, perché grazie al Dio Po lui ha tenuto in disparte “10 milioni di persone”, sennò sì che erano cazzi! Scherzi a parte, secondo me erano poco meno di 100.000 persone. C’è però chi ha usato la griglia di photoshop per contarli tutti, testa a testa, ed è arrivato a 88.740.

Ma in ogni caso, siccome anche noi siamo per l’amore e non per l’odio, diamo per buono il cifrone di 1 milione di partecipanti per il Sultano egoarca. Ma allora sorge la domanda: QUANTI MILIONI DI PERSONE HANNO PARTECIPATO AL CONCERTONE DEI SINDACATI LO SCORSO 1° MAGGIO PER IL POPOLO VIOLA? CINQUE MILIONI? SETTE? DODICI? Ecco qui l’implacabile fotografia, scattata dallo stesso balcone dello stesso palazzo nelle due occasioni:

A sinistra, il concerto del 1° maggio 2009. A destra, il Popolo che odia, più quelli delle ampolee del Dio Po, gli integralisti cattolici, i piduisti, i dellutriani mafiosi esterni, i saluto romani, il 20 marzo 2010

Nel dettaglio, la foto di sinistra ve la offro anche ingrandita, cosicché possiate vedere anche la differenza di assembramento nella parte della piazza dove c’è gente in tutte e due le immagini (si ringraziano: Gilioli e Andrew). Queste foto saranno confermate in modo cristallino la sera del 29 marzo, quando vinceremo il Lazio a mani basse.

Concertone del 1° maggio 2009.

21 pensieri su “Piazze San Giovanni a confronto

  1. Piero Giorgi

    Sciltian, sorry, ma questo articolo va su facebook come un fulmine! (Si, si… a nome tuo…)

    Dimmi una cosa, quanti erano i “Viola” il primo maggio?
    Dodici scalmanati, secondo la questura?

    E allora ieri erano in tre, piu’ un ciclista che passava?

  2. Guarda non sono sicuro, ma credo che la questura parlò di 25.000 persone. O forse 25.000 per la questura erano i partecipanti la settimana scorsa. No, forse avevano detto 40.000 quelli della questura per il 1° maggio 2009.

  3. pardon, ho partecipato al movimento viola sin dai suoi albori, e mi risulta che la prima manifestazione fosse quella del 5 dicembre in San Giovanni. Il primo maggio precedente me lo devo essere perso…

  4. Sì scusate, ho sbagliato. Il post è stato montato alle 3 di notte e avevo letto male. Rimane valido il confronto delle foto tra il concerto del 1° maggio 2009, per il quale si parlò di mezzo milione di partecipanti e la manifestazione di ieri, che berlusconi ha valutato in 1 milione.

  5. Ho una lunga esperienza di manifestazioni a P.zza S.Giovanni ma non so dire quante persone possa contenere quindi prendo per buonma il dato di Anelli. Però sono in grado di fare confronti. Per fare due esempi, nel 2004 con i girotondi la piazza era strapiena e il corteo non riuscì ad entrare. Il 5 dicembre con il popolo viola la piazza era ugualmente strapiena e non c’erano spazi vuoti. Poi ho poco interesse per la guerra dei numeri, rimane però una valutazione politica: con questa manifestazione il PdL non sembra essere riuscito ad arginare le difficoltà in cui si trova la maggioranza. In termini di previsioni mi fido fella sfera di cristallo di Anelli 🙂

  6. Skeight

    Condivido il contenuto del post, anche se trovo assurdo che sui giornali la questione dei numeri della piazza sia la prima notizia (come se la divergenza tra numeri degli organizzatori e quelli della questura non fosse una costante di ogni manifestazione di piazza).
    Della manifestazione di ieri mi restano impressi i candidati presidente della destra che fanno un giuramento tutti in coro, che è una scena degradante a dir poco, e la dichiarazione di Berlusconi di sconfiggere il cancro, che lo accomuna ai ciarlatani che vendono false speranze ai poveri cristi malati.

  7. Skeight, sai una cosa? Io devo ancora capire se quando B dice che “vincerà il cancro” lo dice proprio per divertirsi a prendere per il culo i suoi sostenitori, oppure se ci crede. Se fosse una persona intelligente, sarebbe vera la prima ipotesi. Ho paura invece che sia molto meno intelligente di quanto esigerebbe la presa per il culo, per cui non rimane che la seconda: lui ci crederà davvero? No, dài, non è possibile. Li prende per il culo, in modo cinico e dileggiante.

  8. Hans

    Dall’ ELISIR D’AMORE (1832), di Gaetano Donizetti.
    Così parla – canta – l’imbroglione Dulcamara, giunto in un villaggio di gente semplice e ignorante a spacciare un semplice vino per un magico elisir panacea di tutti i mali.
    Sostituite i pochi soldi che egli ne chiede con i voti, e l’elisir con l’azione politica e di governo.

    Udite, udite, o rustici
    attenti non fiatate.

    Io già suppongo e immagino
    che al par di me sappiate
    ch’io sono quel gran medico,
    dottore enciclopedico
    chiamato Dulcamara,
    la cui virtù preclara
    e i portenti infiniti
    son noti in tutto il mondo… e in altri siti.
    Benefattor degli uomini,
    riparator dei mali,
    in pochi giorni io sgombero
    io spazzo gli spedali,
    e la salute a vendere
    per tutto il mondo io vo.
    Compratela, compratela,
    per poco io ve la do.
    È questo [indicando l’ampolla con l’elisir]l’odontalgico
    mirabile liquore,
    dei topi e delle cimici
    possente distruttore,
    i cui certificati
    autentici, bollati
    toccar vedere e leggere
    a ciaschedun farò.
    Per questo mio specifico,
    simpatico mirifico,
    un uom, settuagenario
    e valetudinario,
    nonno di dieci bamboli
    ancora diventò.
    Per questo Tocca e sana
    in breve settimana
    più d’un afflitto giovine
    di piangere cessò.

    O voi, matrone rigide,
    ringiovanir bramate?
    Le vostre rughe incomode
    con esso cancellate.
    Volete voi, donzelle,
    ben liscia aver la pelle?
    Voi, giovani galanti,
    per sempre avere amanti?
    Comprate il mio specifico,
    per poco io ve lo do.

    Ei move i paralitici,
    spedisce gli apopletici,
    gli asmatici, gli asfitici,
    gl’isterici, i diabetici,
    guarisce timpanitidi,
    e scrofole e rachitidi,
    e fino il mal di fegato,
    che in moda diventò.
    Comprate il mio specifico,
    per poco io ve lo do.

    Ei corregge ogni difetto
    ogni vizio di natura.
    Ei fornisce di belletto
    la più brutta creatura:
    camminar ei fa le rozze,
    schiaccia gobbe, appiana bozze,
    ogni incomodo tumore
    copre sì che più non è…

  9. ed
    Il “QUARANTENNIO” di SILVIO BERLUSCONI dopo la iniziale strage CASATI-STAMPA, 30 agosto 1970 – 30 agosto 2010 Un immaginario raccontino innocente, di fantapolitica, o forse di politica fantastica? Cosi’ va la leggenda… Tutti le destre infamie nazi-fasciste hanno una sinistra origine criminale, ed una fine populista-sinistrorsa di natura destrorsa. Cosi’ e’ anche con il nostro “eroe” (o eroinomane) di questo “raccontino immaginario”, Silvio “Burlescone”, burlesco, ma non troppo. Cosa diede a SILVIO BERLUSCONI il bieco coraggio di intraprendere l’inarrestabile catena to crimini ed omicidii, violando ogni norma di decenza ed ogni legge sociale? Fu il fatto che SILVIO BERLUSCONI mai ebbe niente da perdere, assolutamente niente. Nato in ”Isola” da padre fascista, cresciuto in un convitto di Salesiani fascisti, comincio’ la sua vita in un clima carcerario di indescrivibili infamita’ e di vili bassezze. Anche il minimo cambio, in qualunque direzione, ed a qualunque costo, non poteva che essere positivo per un individuo con un simile pallido e squallido passato. Era una notte buia e tempestosa … e SILVIO BERLUSCONI nacque in “Isola Garibaldi”, squallido e vasto quartiere popolare alla periferia di Milano, al di’ la’ delle rotaie della Stazione Garibaldi, figlio di un procuratore di banca di basso livello, ma di un livello sufficiente da permettere al figlio di annusare l’acrido odore di santita’ dell’ignobile “nobilta’ “ milanese. Tra questa nobilta’, i “marchesi” CASATI-STAMPA di Soncino, con palazzi in via Soncino e ad Arcore, di una ricchezza inestimabile, e con contatti con la “nobilta’ nera” di Roma e con segreti circoli Vaticani e SMOM. I CASATI-STAMPA diventarono l’ossessione innaturale, e l’obiettivo naturale, di SILVIO BERLUSCONI. E non e’ difficile capire la bieca mentalita’ di SILVIO BERLUSCONI se hai occasione di visitare il quartiere “Isola” ed il convitto di via Copernico, di tipo martinitt, con divisa obbligatoria e con pernottamento obbligatorio di tipo carcerario, ambedue ambienti trasandati ed emarginati, pieni di urina e di invidia, nei quali SILVIO BERLUSCONI si mosse nei primi venti anni della sua patetica e vergognosa esistenza, e dove apprese a suon di schiaffi i grotteschi principii di base di una sopravvivenza urbana a livello animale. SILVIO BERLUSCONI recruto’ alla fine degli anni sessanta uno studente fascista, MARIO MORETTI, che era “amico” di ANNA FALLARINO, la seconda moglie di CAMILLO CASATI-STAMPA. ANNA FALLARINO comincio’ a nutrire un “particolare” interesse per MARIO MORETTI perché una zia di lui faceva la portinaia nel palazzo della famiglia CASATI-STAMPA, in via Soncino. ANNA FALLARINO aveva successivamente pagato i corsi di perito elettronico a Fermo per MARIO MORETTI, ed aveva ospitato MARIO MORETTI proprio in via Soncino quando MARIO MORETTI si trasferi’ a Milano nel 1966. ANNA FALLARINO aveva anche procurato a MARIO MORETTI un posto in fabbrica alla societa’ “SIT-SIEMENS” di Milano. Con baffoni alla Hitler, il sogno di MARIO MORETTI al suo arrivo a Milano era quello di emulare l’anarchico Pietro Cavallero (“Il Piero”) della “BANDA CAVALLERO” del 1967 in Largo Zandonai (glorificato nel film “Banditi a Milano” da Gian Maria Volonte’ nel 1968), e forse la “tuta blu” Ugo Ciappina di via Osoppo (e della “Banda Dovunque”), o persino il fascista ERNESTO BRIVIO, “l’ultima raffica di Salo’ “. Alla “SIT-SIEMENS”, MARIO MORETTI, cattolicissimo, divenne membro della CISL democristiana-destrorsa, e questo posto di lavoro lo mise in contatto con la sinistra-destrorsa (o destra-sinistrorsa) anarco-sindicalista della “SIT-SIEMENS”, che in seguito forni’ numerosi elementi alle anarco-fasciste “BRIGATE ROSSE”, tra cui CORRADO ALUNNI, PAOLA BESUSCHIO, Giuliano Isa, Umberto Farioli, Giorgio Semeria, e PIERLUIGI ZUFFADA. A sua volta MARIO MORETTI aveva recrutato per delittuosi progetti il suo smargiasso amicone di Roma, MASSIMO MINORENTI, uno studente fuori-corso di scienze politiche, di tendenze fasciste-playboy-opportuniste, ed anche terrorista fascista, autore degli attentati dinamitardi di Roma del 12 dicembre 1969, la stessa data di “PIAZZA FONTANA”. MARIO MORETTI mise in contatto quel MASSIMO MINORENTI con la propria protettrice ANNA FALLARINO, con la quale MASSIMO MINORENTI si atteggio’ a gigolo’ ed amante, col consenso dello stesso MARIO MORETTI, e garantendo cosi’ libero accesso per ambedue alla sontuosa dimora dei CASATI-STAMPA in Roma, un lussuoso attico su due piani al 9 di via Puccini. Una mortale trappola scatto’ il 30 agosto 1970, quando CAMILLO CASATI-STAMPA, fuori Roma per una battuta di caccia, chiamo’ ANNA FALLARINO, e MASSIMO MINORENTI rispose al telefono, allertando intenzionalmente CAMILLO CASATI-STAMPA del fatto che ANNA FALLARINO era quel giorno con MASSIMO MINORENTI (questo secondo il resoconto ufficiale). Il resoconto ufficiale dei fatti speculo’ infatti, e concluse, che CAMILLO CASATI-STAMPA torno’ a Roma in gran furia, entro’ nell’appartamento, ordino’ ai cinque domestici di ritirarsi nelle loro camere, e poi ando’ nella stanza dove erano ANNA FALLARINO e MASSIMO MINORENTI, e li uccise con un Browning A-5 a ripetizione, calibro 12, tre colpi a ANNA FALLARINO, e due colpi a MASSIMO MINORENTI, e poi infine l’ultimo colpo a se stesso. Tre corpi e sei colpi. Il problema e’ che il Browning 12 (ed anche il 20) e’ un’arma a ripetizione di soli cinque colpi, quattro nel serbatoio fisso sotto la canna, ed uno in canna. (The Browning Automatic 5, most often Auto-5 or simply A-5, is a recoil-operated autoloading shotgun designed by John Browning. It was the first successful autoloading shotgun designed and remained in production until 1998. The name of the shotgun designates that it is an autoloader with a capacity of five shots, four in the magazine and one in the chamber.) http://en.wikipedia.org/wiki/Browning_Auto-5 Si’, e’ in effetti possibile che CAMILLO CASATI-STAMPA, dopo aver esaurito tutti e cinque i colpi disponibili nel Browning, tre su ANNA FALLARINO e due su MASSIMO MINORENTI, abbia deciso di ricaricare il Browning, atto comunque assai difficile quando compiuto in piena doppia-frenesia post-omicida. Il Browning 12 (come il 20), per essere ricaricato, richiede l’attenta rimozione di un dado inserito a pressione-torsione-baionetta sotto la canna, seguita poi dall’accurata introduzione inversa di bossoli di grandi dimensioni nel serbatoio cilindrico dell’arma, sotto la canna: tutto questo assumendo inoltre che il CAMILLO CASATI-STAMPA si portasse addietro in tasca ingombranti e pesanti cartucce calibro 12 come munizioni di riserva. In aggiunta, sotto ogni analisi, l’azione di ricaricare un fucile da caccia automatico avrebbe costituito un gesto assai improbabile per un suicida in-fieri, che avrebbe di preferenza, se mai, usato una pistola per un atto finale di tale determinante importanza (e CAMILLO CASATI-STAMPA di pistole ne aveva molte, e probabilmente anche una Beretta calibro 6,35, come de-rigueur per tutti i “nobili” romani, nella tasca posteriore dei pantaloni). Ma gli indagatori incaricati delle “rilevazioni” avevano gia’ deciso di adottare semplicisticamente la versione ufficiale “doppio-omicidio-piu’-susseguente-suicidio” con totale di sei colpi, ragion per cui il punto critico della ricarica di un fucile di soli cinque colpi non entro’ mai nemmeno in questione colpi (la ricarica avrebbe costituito una condizione necessaria per consolidare la teoria “omicidii-cum-suicidio”). La trappola mortale fu in effetti fatta scattare il 30 agosto 1970, ma i fatti probabilmente avvennero invece come segue. MARIO MORETTI informo’ MASSIMO MINORENTI della data delle previste esecuzioni di CAMILLO CASATI-STAMPA e di ANNA FALLARINO, esecuzioni da compiere nel nome delle “BRIGATE ROSSE” in via di formazione. I CASATI-STAMPA furono con molta probabilita’ “condannati” dalle “BRIGATE ROSSE” come esponenti prominenti di una nobilta’ nera “viziosa e lasciva”, “antirivoluzionaria e clericale”, con esecuzione pianificata per il 30 agosto. MASSIMO MINORENTI mise in azione la trappola, non conscio del fatto che anche lui stesso era stato incluso nella lista delle vittime. ANNA FALLARINO, MASSIMO MINORENTI, e CAMILLO CASATI-STAMPA avevano deciso di incontrarsi il 30 agosto in via Puccini per chiarire alcuni punti al riguardo del loro menage-a-trois. CAMILLO CASATI-STAMPA entro’ nella residenza e richiese al personale di servizio di ritirarsi, dopodiche’ entro’ nella stanza dove si trovavano ANNA FALLARINO e MASSIMO MINORENTI. Li’, MASSIMO MINORENTI col Browning A-5 gli tiro’ un colpo preciso nella faccia, spacciandolo. ANNA FALLARINO era una conscia complice dell’uccisione di CAMILLO CASATI-STAMPA, dato che MASSIMO MINORENTI le aveva fatto credere che l’assassinio sarebbe stato presentato alla polizia come una rapina a mano armata con consequente omicidio eseguito da “ignoti” penetrati nell’appartamento ed impossessatisi dei fucili di casa. Verosimile? In verita’, non troppo, ma sufficientemente verosimile per convincere la semplice mente di ANNA FALLARINO, che mai brillo’ per intelligenza. ANNA FALLARINO contava di diventare, ed in effetti era, l’erede universale di tutta la fortuna dei CASATI-STAMPA, eccetto 100 milioni di lire e le opere d’arte (tra cui un Tiepolo ed un Tintoretto) che dovevano andare ad ANNA MARIA CASATI-STAMPA, figlia di CAMILLO CASATI-STAMPA in un primo matrimonio, annullato dal Vaticano. Quindi, dopo lo sparo a CAMILLO CASATI-STAMPA, ANNA FALLARINO si avvicino’ per congratularsi con MASSIMO MINORENTI, ed a quel punto MASSIMO MINORENTI, invece di abbracciarla teneramente, come lei si apettava, le sparo’ tre colpi a bruciapelo, come previsto dal copione delle “BRIGATE ROSSE” e di SILVIO BERLUSCONI. A questo punto MARIO MORETTI (che MASSIMO MINORENTI aveva in precedenza lasciato entrare nell’appartamento), emerse nella stanza, si congratulo’ con MASSIMO MINORENTI per la precisione mostrata nelle esecuzioni, si incarico’ di scomporre il Browning, e, provvedendo invece a ricaricare il fucile ed a puntare l’arma carica contro lo stesso MASSIMO MINORENTI, lascio’ andare due colpi in rapida successione, eliminando cosi’ uno scomodo testimone di scarsa fiducia, dato che MASSIMO MINORENTI era anche al corrente della colpevolezza di MARIO MORETTI per “PIAZZA FONTANA” e per le tre bombe di Roma, attivate dallo stesso MASSIMO MINORENTI il 12 dicembre 1969. MARIO MORETTI completo’ cosi’ il primo atto storico delle “BRIGATE ROSSE”, il “peccato originale” di SILVIO BERLUSCONI, che avrebbe costituito il primo sanguinante mattone della folgorante carriera criminale del subdolo gangster nazionale SILVIO BERLUSCONI: SILVIO BERLUSCONI, il vero pericolo pubblico numero uno in Italia da oltre quarant’anni a questa parte (2010). In qualunque modo si fossero svolti i fatti, alla fine MARIO MORETTI lascio’ l’appartamento inosservato, ritorno’ a Milano, e rimase misteriosamente insospettato durante il corso di tutte le inchieste che furono condotte, nonostante gli intimi contatti che aveva mantenuto con ANNA FALLARINO attraverso gli anni. Naturalmente la polizia a quel tempo non aveva ancora fatto esperienza della irrazionale ma calcolata brutalita’ psicopatica che MARIO MORETTI fu capace di dimostrare piu’ tardi negli eventi del 1978 a Roma, e che aveva gia’ utilizzato per il massacro di “PIAZZA FONTANA”. In retrospettiva, la logica indica che MARIO MORETTI era ampiamente dotato della ottusa mentalita’ necessaria per pianificare e mettere in atto stragi del tipo “PIAZZA FONTANA”, CASATI-STAMPA, e via Fani, stragi che in effetti pianifico’ e mise in atto in ogni minimo dettaglio. Nel caso CASATI-STAMPA, l’astuzia di MARIO MORETTI fu quella di coinvolgere il vanitoso e stupido MASSIMO MINORENTI (con successiva eliminazione dello stesso), per sviare i sospetti delle autorita’ “inquirenti”: MARIO MORETTI nell’eliminare i CASATI-STAMPA avrebbe potuto agire da solo, avendo accesso alla ANNA FALLARINO in qualunque momento ed in qualunque luogo, ma se avesse agito da solo, tutti i sospetti e gli indizi sarebbe stati rivolti su di lui. (Dopo la strage, il pidocchioso MARIO MORETTI, nonostante fosse sposato – MARIO MORETTI divorzio’ la moglie dal carcere nel 1984 – tento’ di approcciare ANNA MARIA CASATI-STAMPA con fini in apparenza “consolatori” ma in realta’ “predatori”, ottenendo pero’ come sola risposta da ANNA MARIA CASATI-STAMPA un nobile e gentilissimo ma fermissimo “vaffanculo”.) Messi al corrente da MARIO MORETTI dei piani di eliminazione dei CASATI-STAMPA, RENATO CURCIO e MARGHERITA CAGOL (soprannominata “Mara”) si affrettarono nello stesso agosto 1970, al convegno di Pecorile, a trasformare la loro oscura cooperativa libertaria anarco-fascista “COLLETTIVO POLITICO METROPOLITANO” (di cui MARIO MORETTI era uno dei membri) nel nucleo storico delle “BRIGATE ROSSE”. RENATO CURCIO mise dunque le “BRIGATE ROSSE” al servizio di SILVIO BERLUSCONI, ed attraverso i beni CASATI-STAMPA appropriati e gestiti da SILVIO BERLUSCONI, RENATO CURCIO assicuro’ il continuo e generoso finanziamento di SILVIO BERLUSCONI alle “BRIGATE ROSSE”. E fu proprio nello stesso agosto del 1970 che le “BRIGATE ROSSE” mostrarono il loro turbido volto alla “SIT-SIEMENS” di Milano, distribuendo volantini in piazza Zavattari. Il 16 settembre del 1970 le “BRIGATE ROSSE” sequestrarono ed uccisero il giornalista Mauro De Mauro, un ex-Decima-MAS che conosceva bene i piani fascisti delle “BRIGATE ROSSE” e che voleva parlarne nei media, e che sotto falso nome stava indagando sulla strage CASATI-STAMPA: il suo corpo non fu mai trovato, e nessun di quei pseudo-pentiti delle “BRIGATE ROSSE” si penti’ mai di questo reato. Ed il 17 settembre 1970 le “BRIGATE ROSSE” misero in atto, come confesso’ ALBERTO FRANCESCHINI, la loro prima azione violenta milanese, incendiando l’automobile di Giuseppe Leoni, dirigente della “SIT-SIEMENS”, e lasciando per la prima volta la loro traccia distintiva, la stella cerchiata a cinque punte con la base allargata come una lettera “A”, simbolo che emerse come una modificazione della “A” cerchiata, per “A”narchia, degli anarco-sindacalisti-fascisti della “SIT-SIEMENS”. Ed uno degli attentati delle “BRIGATE ROSSE” fu persino marcato da MARIO MORETTI con una stella di Davide, a sei punte, per far cadere falsi sospetti su altri circoli religiosi segreti. Era il 20 ottobre 1970 quando la nascita delle “BRIGATE ROSSE” fu annunciata pubblicamente da RENATO CURCIO nel suo bollettino fascista “Foglio di Lotta”, stampato e diffuso dal circolo di catechismo cattolico-federativo di RENATO CURCIO dal falso nome di “SINISTRA PROLETARIA”, una strampalata nomenclatura adottata ovviamente allo scopo di sviare gli inquirenti sulla pista di sinistra. La figlia di CAMILLO CASATI-STAMPA, ANNA MARIA CASATI-STAMPA, erede universale ma minorenne, fu rappresentata da CESARE PREVITI, un corrottisimo avvocato che divenne inizialmente pro-tutore, e poi tutore-unico, di ANNA MARIA CASATI-STAMPA, succedendo al primo tutore di ANNA MARIA CASATI-STAMPA, GIORGIO BERGAMASCO, che nel 1972 venne nominato “Ministro dei Rapporti con il Parlamento” (sic) nel primo Governo di GIULIO ANDREOTTI, nomina fatta collo solo ed unico scopo di rimuovere GIORGIO BERGAMASCO dalla tutela di ANNA MARIA CASATI-STAMPA. Come CESARE PREVITI, anche GIORGIO BERGAMASCO era un avvocato corrottissimo, ed era inoltre un membro attivo dei “COMITATI DI RESISTENZA DEMOCRATICA”, di natura fascista, che includevano altri super-fascisti come LUIGI CAVALLO, il “conte” Edgardo Sogno (massone, in “Pace e Liberta’ “ con lo stesso LUIGI CAVALLO), Renzo Rocca (del SIFAR, brutalmente “suicidato”, come CAMILLO CASATI-STAMPA), ANTONINO ALLEGRA (dell’Ufficio Politico della Questura, dirimpettaio di MARIO MORETTI in via Ande), ROBERTO DOTTI (della Terrazza Martini, dove si era fatto “amico” dei CASATI-STAMPA col solo malefico proposito di vendere la loro pelle a SILVIO BERLUSCONI), ed anche quel CORRADO SIMIONI (del “SUPERCLAN”). E’ utile notare che la sede dei “COMITATI DI RESISTENZA DEMOCRATICA” era in via Gallarate 131, proprio nello stesso edificio dove abitavano i genitori della moglie di MARIO MORETTI, e dove anche il promiscuo MARIO MORETTI visse per un po’ di tempo. Per pura – o impura – coincidenza, CESARE PREVITI era anche l’avvocato di SILVIO BERLUSCONI, ed ANNA MARIA CASATI-STAMPA, seguendo il subdolo consiglio di CESARE PREVITI, vendette la villa San Martino di Arcore, inclusi i quadri ed altre proprieta’ (Velate Milanese, Segrate, Cusago, ecc.) allo stesso SILVIO BERLUSCONI per 500 milioni di lire, pagate da SILVIO BERLUSCONI con azioni-non-quotate-in-borsa della societa’ “EDILNORD” (proprieta’ di SILVIO BERLUSCONI), azioni che erano a quel tempo prive di valore alcuno. Le azioni furono ricomprate anni dopo da SILVIO BERLUSCONI stesso per soli 250 milioni di lire (mentre il valore vero della villa, con arredi e tutto, risulto’ essere dell’ordine di decine di milardi), ed quei beni acquisiti con dolo andarono a far parte della “FININVEST” di SILVIO BERLUSCONI. I CASATI-STAMPA avevano considerevoli fondi investiti nella “BANCA RASINI” dove – sorpresa! – lo stesso padre di SILVIO BERLUSCONI, LUIGI BERLUSCONI, ex-soldato-semplice nell’armata fascista, era procuratore e direttore generale. LUIGI BERLUSCONI aveva passato informazione di questi investimenti al figlio super-piovra-idra-sanguisuga SILVIO BERLUSCONI, allora trentaquattrenne. LUIGI BERLUSCONI aveva inoltre informato SILVIO BERLUSCONI del fatto che la sola ANNA MARIA CASATI-STAMPA era la possibile erede universale dei fondi, qualora i CASATI-STAMPA dovessero morire “accidentalmente”. Il piano SILVIO BERLUSCONI richiedeva quindi l’eliminazione violenta dei CASATI-STAMPA, la nomina di corrottissimi tutori per ANNA MARIA CASATI-STAMPA, il trasferimento illegale dei fondi “BANCA RASINI” da CASATI-STAMPA a SILVIO BERLUSCONI, e la fraudolenta “vendita-senza-pagamento” della villa San Martino in favore di SILVIO BERLUSCONI. Necessitavano, quindi, un piano d’azione, delle teste di legno, e dei sicarii. Nella mente di SILVIO BERLUSCONI emersero logicamente i nomi di CESARE PREVITI, suo proprio avvocato, di carattere notoriamente corrotto, e di MARIO MORETTI, amico di ANNA FALLARINO, e di carattere cattolico e rivoltoso. SILVIO BERLUSCONI sapeva bene dell’esistenza di MARIO MORETTI perche’ LUIGI BERLUSCONI gliene aveva parlato ampliamente: MARIO MORETTI stesso aveva un conto corrente bancario alla “BANCA RASINI”, dato che ANNA FALLARINO aveva per anni trasferito fondi a MARIO MORETTI per finanziare gli studi dello stesso al convitto “Montani” di Fermo. SILVIO BERLUSCONI, neo-fascista e clericale, contatto’ quindi MARIO MORETTI, clericale e neo-fascista, e MARIO MORETTI a sua volta prese contatto (attraverso i fascisti dei “COMITATI DI RESISTENZA DEMOCRATICA”, ROBERTO DOTTI e CORRADO SIMIONI) con il proprio capo fascista al “COLLETTIVO POLITICO METROPOLITANO”, RENATO CURCIO. Da quei contatti e da quei piani emersero le sanguinarie “BRIGATE ROSSE”. Per inciso, una “scaletta programmatica” del “COLLETTIVO POLITICO METROPOLITANO” nell’agosto del 1970 fu stilata proprio su un blocco-notes della “BANCA RASINI”, fornito da SILVIO BERLUSCONI con delle note indicative a RENATO CURCIO e MARIO MORETTI, e che recava in alto le iniziali “BR” della “B”anca “R”asini, iniziali che furono estese nel tragico nome “B”rigata “R”ossa, al singolare. Il nome fu poi mutato, al plurale, in “BRIGATE ROSSE”, anche in banale coincidenza con le violentissime “Brigate Rossonere” di SILVIO BERLUSCONI (“Commandos Clan”, “Fedelissimi”, “Commandos Tigre”, “Fossa dei Leoni”, “Cava del Demonio”, e “Ultras”), gli ultra’ fascisti del Milan, sponsorizzati al suono di milioni proprio da SILVIO BERLUSCONI. Si’, fasciste “BRIGATE ROSSE”, anche in macabra rimembranza delle fasciste “BRIGATE NERE” di Missaglia, di formigoniana memoria. L’erede stessa, ANNA MARIA CASATI-STAMPA, non era in verita’ a conoscenza delle enormi dimensioni degli investimenti CASATI-STAMPA nella “BANCA RASINI”, e di conseguenza LUIGI BERLUSCONI comincio’ in segreto nel 1970 a trasferire gradualmente quei fondi dai conti CASATI-STAMPA a SILVIO BERLUSCONI ed a PAOLO BERLUSCONI (LUIGI BERLUSCONI aveva fornito ambedue con numerosi conti correnti nella “BANCA RASINI”). CESARE PREVITI, nonostante fosse tutore di ANNA MARIA CASATI-STAMPA, era impudicamente favorevole ai trasferimenti dei fondi CASATI-STAMPA a SILVIO BERLUSCONI, sotto la prospettiva, susseguentemente realizzata, di divenire impiegato-lacche’ ad alto livello dello stesso SILVIO BERLUSCONI. Va notato incidentalmente che tra i correntisti della banca figuravano anche i mafiosi Giuseppe Calo’ (“Casa”, ma sempre “Pippo” per SILVIO BERLUSCONI), Salvatore Riina (“Curtu”, ma sempre “Toto’ “ per SILVIO BERLUSCONI, nei loro lunghi incontri concernenti le strategie stragiste, “il Cavaliere e la Belva”, attraverso le quali eliminarono il nemico storico delle “BRIGATE ROSSE” sin da “PIAZZA FONTANA”, il generalissimo Carlo Alberto Dalla Chiesa), Bernardo Provenzano (“Tratturi”, ma sempre “Binnu” per SILVIO BERLUSCONI) e quello stesso VITTORIO MANGANO, il mafioso la cui carta di identita’, modificata come “Vincenzo Maggioni”, fu trovata nel 1972 sul corpo assassinato e mutilato di GIANGIACOMO FELTRINELLI. Quel VITTORIO MANGANO, agli ordini di MARCELLO DELL’UTRI, lavorò come fattore e stalliere per SILVIO BERLUSCONI nella villa di Arcore dal 1973 al 1975. E non fu una coincidenza che nel dicembre del 1974 occorse il primo sequestro della Brianza, il fallito sequestro di un ospite di SILVIO BERLUSCONI alla villa di Arcore, il “principe” Luigi D’Angerio di Sant’Agata degli Angio’, proprio mentre l’ospite era in procinto di lasciare la villa di Arcore occupata illegalmente da SILVIO BERLUSCONI. Il proprietario della “BANCA RASINI”, il “conte” CARLO LUIGI RASINI di Buccinasco, nel 1974, nonostante l’ottima situazione finanziaria della “BANCA RASINI” (che in quell’ultimo anno aveva guadagnato oltre un quarto del suo capitale), quando finalmente si era reso completamente conto dell’orribile dimensione dei numerosi trasferimenti illegali dai conti CASATI-STAMPA ai conti di SILVIO BERLUSCONI e di PAOLO BERLUSCONI, trasferimenti occorsi ripetutamente tra il 1970 ed il 1974, CARLO LUIGI RASINI si decise ad abbandonare la “BANCA RASINI” (nonostante la banca fosse stata fondata nel 1950 dalla sua stessa famiglia), e di lasciare la banca alla famiglia siciliana degli Azzaretto. A quello stesso tempo CARLO LUIGI RASINI si dimise anche dal ruolo di consigliere della “BANCA RASINI”. Inoltre, proprio nel 1970, l’anno della strage CASATI-STAMPA, LUIGI BERLUSCONI aveva ratificato una operazione assai dubbiosa, e destinata ad avere un peso nella storia della “BANCA RASINI”, acquisendo, con gli stessi fondi CASATI-STAMPA, una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d’amministrazione figuravano nomi destinati a divenire famosi per infamia, come ROBERTO CALVI, MICHELE SINDONA, LICIO GELLI, e Paul Marcinkus, nomi tutti legati a SILVIO BERLUSCONI ed al Vaticano nella sovversiva loggia massonica cattolico-fascista “PROPAGANDA DUE”. La “BANCA RASINI”, e CARLO LUIGI RASINI in particolare, erano stati i primi finanziatori di SILVIO BERLUSCONI all’inizio della ombrosa carriera imprenditoriale di SILVIO BERLUSCONI. SILVIO BERLUSCONI e PAOLO BERLUSCONI avevano ricevuto prestiti dalla “BANCA RASINI”, cosi’ come numerose societa’ svizzere che possedevano parte della EN, la prima compagnia edile di SILVIO BERLUSCONI, costituita assieme a MARCELLO DELL’UTRI. La “BANCA RASINI” risulta anche nella lista di banche ed istituti di credito che gestirono il passaggio dei finanziamenti di 113 miliardi di lire (equivalenti ad oltre 400 milioni di euro – 2010) trasferiti alla “FININVEST” (il gruppo finanziario e televisivo di SILVIO BERLUSCONI) tra il 1978 ed il 1983. La rivista inglese “The Economist” cita ripetutamente la “BANCA RASINI” nel suo noto reportage su SILVIO BERLUSCONI, sottolineando come SILVIO BERLUSCONI abbia effettuato numerose transazioni illecite tramite la “BANCA RASINI”. È stato infatti accertato che SILVIO BERLUSCONI registro’ presso la “BANCA RASINI” ben ventitre’ diverse holdings, titolate come “parrucchiere” ed “estetista”, e fu per fare chiarezza su questi fatti che nel 1998 l’archivio della “BANCA RASINI”, ormai sotto il nome della Banca Popolare di Lodi, fu messo sotto sequestro dalle autorita’. Per comprendere la contorta mentalita’ di CESARE PREVITI e’ utile illustrare che CESARE PREVITI, mentre era tutore di ANNA MARIA CASATI-STAMPA, fece anche finta di proteggere gli interessi dei familiari di ANNA FALLARINO col diventare avvocato anche della famiglia di ANNA FALLARINO. La famiglia di ANNA FALLARINO affermava infatti che ANNA FALLARINO era stata uccisa prima di CAMILLO CASATI-STAMPA, e che quindi tutta l’eredita’ CASATI-STAMPA sarebbe spettata agli eredi di parte ANNA FALLARINO. Tuttavia, l’ “inchiesta” opportunamente concluse che ANNA FALLARINO era stata uccisa prima di CAMILLO CASATI-STAMPA, e che quindi tutti i beni dovevano andare ad ANNA MARIA CASATI-STAMPA, e di conseguenza a SILVIO BERLUSCONI. SILVIO BERLUSCONI era cosi’ sicuro di acquisire i beni CASATI-STAMPA, che giunse fino al punto di insediarsi prontamente nella sontuosa villa di ANNA MARIA CASATI-STAMPA nel 1974, nonostante la proprieta’ fosse ancora intestata a CASATI-STAMPA: infatti, il rogito catastale che in un modo o nell’altro trasferi’ la proprieta’ da ANNA MARIA CASATI-STAMPA alla “IMMOBILIARE IDRA” (sic) (una idra e’ una sorta di piovra, o, peggio, la idra di Lerna) di SILVIO BERLUSCONI (con CESARE PREVITI impiegato nel collegio sindacale della “IMMOBILIARE IDRA”) fu fatto solo nel 1980. Con la stessa fredda calcolatezza con cui i gerarchi nazisti adornavano le loro spose con i gioielli delle famiglie eliminate a Treblinka, cosi’ SILVIO BERLUSCONI adorno’ le sue numerose volgarissime “spose” e debosciate concubine con i blasoni di quei “nobili” che tanto invidiava, e che tanto odiava per non essere lui stesso nato in quei circoli. SILVIO BERLUSCONI come MARIO MORETTI, MARIO MORETTI come SILVIO BERLUSCONI, in un macabro duetto di odio e di invidia. Li accomunavano squallidi passati trascorsi in luridi dormitorii, e morbidi futuri viziati da subdolo arrivismo. Il prestigio pubblico di SILVIO BERLUSCONI, seppur falso e piu’ che superficiale, era ora garantito, attraverso il possesso della lussuosa villa San Martino ad Arcore, ed il capitale necessario di SILVIO BERLUSCONI, seppur rubato all’innocente vittima ANNA MARIA CASATI-STAMPA, era assicurato, coi 7 miliardi di prestiti bancari a basso interesse che SILVIO BERLUSCONI ricevette ponendo come garanzia la stessa villa di Arcore dei CASATI-STAMPA, inclusa la quadreria con quattordici Luini, un Tiepolo, ed un Tintoretto: SILVIO BERLUSCONI, in precedenza di limitati mezzi finanziari, proprio nel 1970 comincio’ la costruzione di “MILANO DUE” a Segrate, su terreni CASATI-STAMPA, con finanziamenti “BANCA RASINI” da fondi CASATI-STAMPA. Ma mancava ancora Roma, e a Roma c’era ancora la roccia ALDO MORO, con i suoi Morotei, e positivamente alleato dal 1976 con il comunista ENRICO BERLINGUER in solidarieta’ nazionale, compromesso storico, convergenze parallele, ed eurocomunismo, il vero futuro dell’Europa. Il nuovo motto di SILVIO BERLUSCONI divenne quindi una patetica eco di “O Roma, o morte!”. Il primo di Novembre del 1975, il media-man PIER PAOLO PASOLINI fu brutalmente assassinato con un tubo di acciaio ad Ostia per aver comunicato al “CORRIERE DELLA SERA” (“I know …” – “Io so …”), due settimane prima di essere ucciso, che lui era in effetti venuto a conoscenza del nome dell’attentatore di PIAZZA FONTANA, nel 1969, and di altre bombe a Brescia ed a Bologna, nel 1974. Un amichetto di MARIO MORETTI a Roma, PINO PELOSI, fu arrestato e condannato per l’omicidio di PIER PAOLO PASOLINI, ma PINO PELOSI, rilasciato nel 1982, fu successivamente giudicato innocente, ed a tutt’oggi anche questo assassinio rimane non-risolto (2010). PINO PELOSI, soprannominato “La Rana”, era un familiare di GIANNI PELOSI, uno dei numerosi amanti di BARBARA BALZERANI, compagna-amante-concubina di MARIO MORETTI durante il sequestro di ALDO MORO in Via Montalcini. Cosi’ nel 1975 ricompare MARIO MORETTI, assassino multiplo, fedelissimo tirapiedi delle “BRIGATE ROSSE” e di SILVIO BERLUSCONI, e MARIO MORETTI si trasferisce a Roma, al numero 89 di via Gradoli, spesato dai beni CASATI-STAMPA di SILVIO BERLUSCONI, per l’ ”Operazione Fritz” contro ALDO MORO, dal titolo de “L’Amico Fritz”, l’opera di Mascagni – MARIO MORETTI non era “appassionato-di-opera”, ma era decisamente “ossessionato-da-opera”, nel suo aberrato ricordo dei CASATI-STAMPA e delle loro lussuose prime alla Scala. Ed e’ cosi’ che, nel 1978, per SILVIO BERLUSCONI, nel nome delle “BRIGATE ROSSE”, e con l’appoggio di GIULIO ANDREOTTI (che divenne Primo Ministro al posto di ALDO MORO), il truce MARIO MORETTI sequestro’, “processo’ “, e dopo 55 giorni uccise a bruciapelo ALDO MORO nel bagagliaio di un’auto, tentando prima con una pistola Walther (che naturalmente, in vero patetico stile “BRIGATE ROSSE”, fece cilecca), e poi finendo ALDO MORO con una raffica di undici colpi da una Skorpion, ed aprendo cosi’ la via politica romana a SILVIO BERLUSCONI. MARIO MORETTI fu successivamente arrestato, processato, e condannato per il delitto ALDO MORO (ma mai per la strage di “PIAZZA FONTANA” o per il “peccato originale” di SILVIO BERLUSCONI, cioe’ il delitto CASATI-STAMPA), sconto’ parte della pena, e fu rilasciato nel 1994. Assai logicamente MARIO MORETTI lavora oggi (2010) proprio per SILVIO BERLUSCONI a “IL GIORNALE”, societa’ di proprieta’ di PAOLO BERLUSCONI, che la ottenne da SILVIO BERLUSCONI nel 1994. MARIO MORETTI, assassino di ALDO MORO, libero? Misteriosamente, si’. Il 23 gennaio 1993 MARIO MORETTI esce per la prima volta dal carcere di OPERA grazie ad un permesso di quattro giorni per frequentare un corso di aggiornamento presso la sede di Lombardia Informatica, alla “REGIONE LOMBARDIA”, sotto ROBERTO FORMIGONI. E appena uscito dal carcere, MARIO MORETTI divenne l’impiegatino-lacche’ di ROBERTO FORMIGONI alla “REGIONE LOMBARDIA”. ROBERTO FORMIGONI, “formidabile-ma-formabile” sagrestano-blasfemo, divenne Presidente della “REGIONE LOMBARDIA” nel 1995, proprio durante il primo Governo di SILVIO BERLUSCONI. ROBERTO FORMIGONI, amichetto di SILVIO BERLUSCONI e fanatico “capo’ nazista” di “COMUNIONE E LIBERAZIONE”, e’ figlio di quel killer EMILIO FORMIGONI, comandante delle super-fasciste “BRIGATE NERE” di Missaglia, che fu l’autore principale dell’ “ECCIDIO DI VALAPERTA” come “ul puse’ catif” – il piu’ cattivo. Dopo aver commesso l’ “ECCIDIO DI VALAPERTA”, EMILIO FORMIGONI si fece latitante all’estero, e ricomparve anni dopo a Lecco, dove continuò a vivere, facendo carriera come ingegnere dell’ENEL, e mori’, anche lui impunito, il 6 febbraio del 2000, a 98 anni. Fu MARIO MORETTI l’autore della strage CASATI-STAMPA? Sarebbe illogico pensare che MARIO MORETTI se ne sarebbe rimasto tranquillo a Milano, in via delle Ande 15, con la mogliettina Amelia Cochetti, maestra d’asilo, ed il figlioletto Marcello MASSIMO (si’, proprio il secondo nome “MASSIMO”, in onore del suo grande amico fascista romano MASSIMO MINORENTI, membro del “MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO”, e successivamente liquidato a sangue freddo da MARIO MORETTI stesso), lavorando alla “SIT-SIEMENS”, sia pur appagando il proprio spirito psicopatico con volantini e sequestri e bombe del tipo “PIAZZA FONTANA”, senza pensare ai CASATI-STAMPA ed alle loro immense fortune. L’opportunita’ fornita a MARIO MORETTI da SILVIO BERLUSCONI avrebbe senza dubbio sostenuto l’intenzionalita’. E MARIO MORETTI dimostro’ ripetutamente una fortissima e tragica volonta’ di commettere crimini ottusi ed intemperati. Negli anni 1968-1969 aveva studiato alla “UNIVERSITA’ CATTOLICA” sotto LUIGI GIUSSANI, il fondatore di “COMUNIONE E LIBERAZIONE”, e MARIO MORETTI conservo’ i definitivi tratti di servilismo cattolico e di opportunismo fascista, del tipo “PIAZZA FONTANA”, riscontrabili anche in personalita’ di tipo “COMUNIONE E LIBERAZIONE” come ANTONIO “TONI” NEGRI e come ROBERTO FORMIGONI, quel bieco servilismo e quel maleodorante opportunismo che contraddistinguono a tutt’oggi il medievale mondo oscurantista di “COMUNIONE E LIBERAZIONE”, pieno di abbietti criminali, e di innocenti idioti che ancora credono ciecamente nella sacra verginita’ della Madonna e nella purissima onesta’ di SILVIO BERLUSCONI. Per MARIO MORETTI e per tutti gli altri falliti eroi cattolici che lo circondavano, novelli crociati di una chiesa fascista in dissoluzione, il romeno Codreanu con la sua “Guardia della Coscienza Nazionale” (con Pancu), con la sua “Associazione di Studenti Cristiani” (in Iasi), con la sua “Lega” (“Lega per la Difesa Cristiano-Nazionale”, con Cuza), con la sua “Legione dell’Arcangelo Michele” (il “Movimento Legionario”, che Codreanu si invento’ mentre era in carcere), con i suoi “Fratelli della Croce” (con Stelescu), con la sua “Guardia di Ferro” (con Sima), con il suo “Movimento ‘Tutto per la Patria’ ”, con il suo “Raggruppamento CZC” (con il proprio padre fascista), con il suo “Gruppo di Lavoratori Legionari” (con Clime, e poi con Groza), con il suo “Aiuto Legionario”, con il suo “Squadrone della Morte”, con i suoi ”Decemviri” (volgari sicarii, con i quali elimino’ l’amico Stelescu), e con lo “Stato Nazionale Legionario”, Codreanu, l’arci-nazista Corneliu Zelea Codreanu per MARIO MORETTI rimase sempre il mitico ideale para-militare da seguire e da imitare. Codreanu, come MARIO MORETTI, ANTONIO NEGRI, CARLO FIORONI, e ROBERTO FORMIGONI, idealizzava una forma anti-marxista di anarco-collettivismo, realizzato attraverso cooperative federative, con un “necessario” grado di violenta apocalittica distabilizzazione sociale al fine di agevolare l’orgasmica “Seconda Venuta del Cristo”. E’ possibile naturalmente immaginare anche questi cristiani italiani, MARIO MORETTI, ANTONIO NEGRI, CARLO FIORONI, e ROBERTO FORMIGONI, al galoppo su cavalli bianchi tra Olbia e Frascati, certo… Fu SILVIO BERLUSCONI il mandante degli omicidi MARIO MORETTI? Di pari passo, sarebbe illogico pensare che un carattere vizioso e viscido come SILVIO BERLUSCONI se ne sarebbe rimasto tranquillo a Milano, lavorando in costruzioni, conducendo una vita modesta, con la mogliettina Carla Elvira Lucia Dall’Oglio ed i due figlioletti Maria Elvira “Marina”, e PIER SILVIO “Dudu”, senza pensare, con costante ed irritante prurito, ai CASATI-STAMPA ed alle loro vastissime fortune. Anche qui l’opportunita’ fornita a SILVIO BERLUSCONI da LUIGI BERLUSCONI avrebbe decisamente sostenuto l’intenzionalita’. E SILVIO BERLUSCONI ha ripetutamente dimostrato nella propria vita la sua fortissima e tragica volonta’ di recrutare anime ottuse ed intemperate, non solo per fini goliardici e stravaganti, ma anche per brutalissimi omicidi e mega-stragi. Ed i toni di immoralita’ nella vita di SILVIO BERLUSCONI hanno sempre raggiunto livelli altissimi, come dimostrano le relazioni ufficiali di SILVIO BERLUSCONI con varie ragazze-squillo e con attricette di varieta’, come la “Valeria Lario” (Miriam Bartolini, attrice di terza categoria proprio come Clara Petacci, la “Claretta” del “Ben”), con la quale ebbe una figlia fuori-letto ed in stato di adulterio (Barbara, nata nel 1984), e poi due altri figli dopo aver divorziato nel 1985 la Dall’Oglio (Eleonora, nata nel 1986, e Luigi, nato nel 1988). Il salesiano SILVIO BERLUSCONI sposo’ la concubina “Lario” solo nel 1990, essendovi stato costretto a farlo dai familiari di lei, un vero “matrimonio-alla-lupara”: nessuna sorpresa che SILVIO BERLUSCONI durante il corso di tutta la sua vita se la fece anche con altre sgualdrine. Anche RENATO CURCIO fu arrestato, processato, e condannato per altre ignobili azioni di banditismo comune effettuate sotto l’ignobile nome delle “BRIGATE ROSSE”. RENATO CURCIO sconto’ parte della pena, fu scarcerato nel 1998, lavora oggi (2010) come scrittore, ed ha pubblicato parecchi libri per varie editoriali controllate da SILVIO BERLUSCONI. Fu RENATO CURCIO mai di sinistra? Mai: RENATO CURCIO comincio’ nella “Giovane Nazione” e nella “Giovane Europa” del nazi belga Jean-Francois Thiriart, e fini’ nei tentacoli vischiosi e velenosi del nazi italiano SILVIO BERLUSCONI. CESARE PREVITI rimase l’avvocato di SILVIO BERLUSCONI, lavoro’ alla “EDILNORD”, alla “IMMOBILIARE IDRA”, ed alla “FININVEST”, proprieta’ di SILVIO BERLUSCONI, divenne “Ministro della Difesa” (sic) nel primo Governo SILVIO BERLUSCONI nel 1994, e Deputato dal 1996 al 2001 (per il partitastro di SILVIO BERLUSCONI dal ridicolissimo nome fascistoide di “FORZA ITALIA”), prima di sparire in un nauseabondo giro di bustarelle, di processi, di ignominia, e persin di carcere. Come perfetto verme, CESARE PREVITI aveva anche avuto la vergognosa faccia tosta di offrire il proprio braccio alla giovane ANNA MARIA CASATI-STAMPA il giorno dei funerali dei CASATI-STAMPA, giorno che per la timida ANNA MARIA CASATI-STAMPA era veramente tragico, ma che per il vile e brutale trio CESARE PREVITI, SILVIO BERLUSCONI, e MARIO MORETTI fu un giorno di assoluto trionfo, se visto con la loro distorta ottica di inveterati criminali senza scrupoli. Nel 1979 (quando MARIO MORETTI era ancora in liberta’), CARMINE PECORELLI, giornalista d’assalto, fu ucciso a rivoltellate a Roma. GIULIO ANDREOTTI fu condannato a 24 anni per l’omicidio CARMINE PECORELLI, ma la Corte di Cassazione di SILVIO BERLUSCONI annullo’ la condanna. CARMINE PECORELLI, “Mino”, fu ucciso perche’ aveva trovato le tracce di MARIO MORETTI e SILVIO BERLUSCONI per i delitti CASATI-STAMPA e GIANGIACOMO FELTRINELLI, e gli indizi (susseguentemente provati corretti anche dalle Corti) di MARIO MORETTI e GIULIO ANDREOTTI per l’assassinio ALDO MORO. Il delitto CARMINE PECORELLI non fu mai chiarito, e, per ragioni ignote (o note), MARIO MORETTI non fu mai indagato per aver sparato CARMINE PECORELLI. E dopo CARMINE PECORELLI, fu il silenzio totale sui casi CASATI-STAMPA e GIANGIACOMO FELTRINELLI, dato che tutti i giornalisti avevano ricevuto un inequivocabile sanguinolento avvertimento firmato “Silvio non perdona”. Nel 1984 (lo stesso anno in cui le “BRIGATE ROSSE” assassinarono Leamon Hunt), ENRICO BERLINGUER, durante un comizio a Padova, mori’ all’improvviso, forse assassinato a distanza con un potente e preciso raggio laser alla testa, che gli causo’ una massiva emorragia intracerebrale (questo possibile delitto non fu mai investigato o chiarito). E, dopo ENRICO BERLINGUER, in Italia fu il diluvio del populista-neo-fascista SILVIO BERLUSCONI, dato che tutti gli “ostacoli” politici di sinistra erano stati rimossi. Nel 1986 (lo stesso anno in cui le “BRIGATE ROSSE” assassinarono Lando Conti), OLOF PALME, il Primo Ministro socialdemocratico svedese, fu ucciso a rivoltellate da un sicario all’uscita di un teatro, a Stoccolma. Varii elementi delle “BRIGATE ROSSE”, rifugiati a Stoccolma, si muovevano nei circoli croati dei fascisti Ustasha, ma nessuno di loro fu mai implicato nel delitto (questo delitto, perpetrato sotto il nome codice “Operazione Albero” – dalla “palma” per “Palme”, non fu mai investigato o chiarito). “CIA agent Ibrahim Razin claimed that three days before the OLOF PALME assassination, Philip Guarino, a member of the Republican circle around George H. W. Bush, received a telegram signed by LICIO GELLI and sent by one of his men, Umberto Ortolani (‘Capobastone della Strage di Bologna del 1980’), from ‘one of the southernmost regions of Brazil’. The telegram said: ‘Tell our friend that the Swedish palm will be felled.’ As yet (2010), the OLOF PALME murder has not been solved.” E, dopo OLOF PALME, in Svezia fu il diluvio del populisti-neo-fascisti “Moderati”, dato che tutti gli “ostacoli” politici di sinistra anche la’ erano stati rimossi. Nel 1988 (lo stesso anno in cui le “BRIGATE ROSSE” assassinarono Roberto Ruffilli con la stessa mitraglietta Skorpion usata per la “Strage di Acca Larentia” nel 1978), Marisa Bellisario, socialista, dirigente della “SIT-SIEMENS” (allora “Italtel”), mori’, forse assassinata con una serie di raggi laser al torace, che le causarono molteplici tumori (anche questo possibile delitto non fu mai investigato o chiarito), in un ultimo attacco delle fatiscenti “BRIGATE ROSSE” contro la storica “SIT-SIEMENS”. Infatti fu proprio nel cuore della “SIT-SIEMENS” che le “BRIGATE ROSSE” avevano iniziato, nel lontano 1970, i loro piani di distabilizzazione per favorire il futuro avvento di quel tipo di forze fasciste di SILVIO BERLUSCONI, contraddistinte da squallidi nomi come “FORZA ITALIA” (fondato da SILVIO BERLUSCONI con quel MARCELLO DELL’UTRI che fu messo in liberta’nel 2009 in attesa dell’appello per 9 anni di condanna in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa), “Polo delle Liberta’ “, “Polo del Buon Governo”, “Contratto con gli Italiani”, “Miracolo Continuo”, “Berlusconi Presidente”, “CASA DELLE LIBERTA’ ”, “Spazio Azzurro”, “ Circoli della Liberta’ “ (associati a “COMUNIONE E LIBERAZIONE” dal 1986 a Rimini nei “Meeting-per-l’amicizia-fra-i-popoli”), “Circoli dei Giovani” (presieduti da MARCELLO DELL’UTRI), “POPOLO DELLA LIBERTA’ “ … liberta’ si’, quella di mutilare ed assassinare, ripetutamente ed impunemente. Nel 1994 GIOVANNI SPADOLINI, Presidente del Senato proprio prima del tragico avvento di SILVIO BERLUSCONI al potere (SILVIO BERLUSCONI nel 1994, quando divenne Primo Ministro per la prima volta, nomino’ il proprio servo Scognamiglio come Presidente del Senato al posto di GIOVANNI SPADOLINI), mori’, forse assassinato a mezzo avvelenamento da stronzio, che gli causo’ molteplici tumori all’intestino (nemmeno questo ennesimo delitto fu mai investigato o chiarito). Molti anni addietro, il 3 marzo 1972, quello stesso GIOVANNI SPADOLINI era stato licenziato in tronco dalla sua posizione di Direttore Responsabile del “CORRIERE DELLA SERA” perche’ aveva dichiarato le proprie intenzioni di iniziare, nel nome del “CORRIERE DELLA SERA”, accurate indagini sul sequestro ad opera delle “BRIGATE ROSSE” del dirigente “SIT-SIEMENS” IDALGO MACCHIARINI, che era avvenuto quello stesso giorno, il 3 di marzo 1972. GIOVANNI SPADOLINI intendeva pubblicare sul “CORRIERE DELLA SERA” stesso, contrariamente alla volonta’ dei cattolicissimi Crespi, i dettagliati risultati delle ricerche sulle inquietanti attivita’ delle “BRIGATE ROSSE”, e sul possibile coinvolgimento di SILVIO BERLUSCONI nelle sospettose vicende. GIOVANNI SPADOLINI aveva indubbiamente ragione, e solo due settimane piu’ tardi le “BRIGATE ROSSE” misero in atto il sequestro e l’assassinio di GIANGIACOMO FELTRINELLI, atto che forse inizialmente era stato pensato da CARLO FIORONI e MARIO MORETTI come un sequestro a scopo di riscatto, simile al loro modus-operandi, nel 1975 in “POTERE OPERAIO” con CARLO SARONIO, sempre nel 1975 nelle brutali “BRIGATE ROSSE” con Vittorio Vallarino Gancia (ad opera di RENATO CURCIO), e nel 1977 con Piero Costa (ad opera di MARGHERITA CAGOL). Cosi’ GIOVANNI SPADOLINI fu scacciato dal “CORRIERE DELLA SERA”. E quando Piero Ottone nel 1972 divenne Direttore Responsabile del “CORRIERE DELLA SERA”, sostituendo GIOVANNI SPADOLINI, INDRO MONTANELLI lascio’ il “CORRIERE DELLA SERA”, e fondo’ “Il Giornale Nuovo”. Susseguentemente le “BRIGATE ROSSE”, nel 1977, decisero di colpire alle gambe INDRO MONTANELLI con tre pallottole. Anni prima, INDRO MONTANELLI era stato condannato a morte dai nazi-fascisti, nel 1944, ed era stato rinchiuso nel carcere di “SAN VITTORE” a Milano, ma era stato poi graziato per intervento dell’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Ildefonso Schuster: cosi’ in realta’ le nazi-fasciste “BRIGATE ROSSE” gambizzarono INDRO MONTANELLI nel passato nome dei nazi-fascisti. E delle “BRIGATE ROSSE”, e di SILVIO BERLUSCONI, INDRO MONTANELLI in seguito scrisse: “Il ‘berlusconismo’ è veramente la volgarità, la bassezza, la feccia che risale il pozzo”. Al riguardo della connessione fra i gruppi editoriali di SILVIO BERLUSCONI e la scuola di lingue “HYPERION” di Parigi, che aveva visto MARIO MORETTI come uno dei fondatori (assieme al “SUPERCLAN”, composto da CORRADO SIMIONI di Radio Free Europe, Duccio Berio del SID, e Vanni Mulinaris del “COLLETTIVO POLITICO METROPOLITANO” di RENATO CURCIO) (tutti elementi cattolici, presenti al vergognoso convegno feudale-religioso all’Hotel Stella Maris di Chiavari nel novembre del 1969, convegno evidentemente assurdo, con sotto-toni radicali, ma organizzato pubblicamente dai fascisti in combutta con la DIGOS allo scopo di falsamente orientare la colpa per gli imminenti attentati, come “PIAZZA FONTANA”, sulla sinistra e dal convegno di Chiavari emerse l’infame “Libretto Giallo”, giallo, come gli stessi colori del Vaticano), una simile connessione non e’ ancora stata stabilita (2010), ma e’ logica. Si sa comunque che l’ “HYPERION” nell’autunno del 1977, cioe’ prima del sequestro ALDO MORO, aveva aperto un sede satellite a Roma, in via Nicotera 26, sede che fu chiusa in gran fretta nel giugno del 1978, proprio poco dopo la fine di ALDO MORO. ANNA MARIA CASATI-STAMPA si sposo’ con un altro “nobile”, Pierdonato Dona’ dalle Rose, ed andarono insieme a vivere in Brasile. CORRADO ALUNNI, fondatore nel 1976 della crudelissima “Prima Linea” (responsabile di piu’ di venti omicidii), condannato sia per il delitto ALDO MORO, sia per aver ucciso nel 1980 una guardia carceraria durante l’evasione da SAN VITTORE eseguita in combutta col bandito RENATO VALLANZASCA, e’ oggi (2010) in liberta’, lavora in informatica, si e’ sposato con Marinella Zoni (anche lei delle BRIGATE ROSSE), ed insieme hanno un bambino. E recentemente anche RENATO VALLANZASCA e’ stato rilasciato dal carcere di OPERA, ha lanciato un blog commerciale, e si e’ sposato con Antonella d’Agostino, il suo banditesco amore d’infanzia. Cosi’, i criminali, tutti felici, e le vittime, tutte morte. Circa la connessione tra MARIO MORETTI e l’assassinio, nel marzo del 1972, di GIANGIACOMO FELTRINELLI, che MARIO MORETTI fece apparire come un accidente, o persino come un suicidio, una simile connessione non e’ ancora stata stabilita dalle autorita’ (2010), ma e’ ovviamente logica. Le autorita’ “inquirenti” fecero finta di accettare – e susseguentemente, in effetti assai sorprendentemente, accettarono – la versione teatrale messa su da MARIO MORETTI, “tralicci-e-dinamite”, e la messinscena fu composta al traliccio Terna, gia’ AEM, numero 71, proprio a Segrate, su terreni adiacenti alle proprieta’ “MILANO DUE” di SILVIO BERLUSCONI, e la cosa fu messa a dormire, col sonno, anche in questo caso, degli ingiusti. Mentre GIANGIACOMO FELTRINELLI, gia’ vero eroico partigiano anti-fascista nella guerra di liberazione, era un vero ideologo di sinistra, operando anche attraverso i “GRUPPI D’AZIONE PARTIGIANA”, quel MARIO MORETTI e gli altri nelle “BRIGATE ROSSE” erano “sinistri estremisti” che operavano agli ordini egotistici e megalomani di SILVIO BERLUSCONI, che vedeva l’editoriale di GIANGIACOMO FELTRINELLI come un “noioso ostacolo” alla totale avanzata SILVIO BERLUSCONI nell’area dei media. SILVIO BERLUSCONI temeva GIANGIACOMO FELTRINELLI, e MARIO MORETTI temeva i “GRUPPI D’AZIONE PARTIGIANA”. Per inciso, nessun attentatore avrebbe mai tentato di abbattere quel traliccio “71”, un traliccio con una base enorme, di oltre 20 metri (tuttora in piedi – 2010 – vicino a via Atene, presso la Strada Provinciale 103, a Segrate, a soli due chilometri ad est dei terreni di “MILANO DUE” di SILVIO BERLUSCONI), traliccio che anche con una intera tonnellata di tritolo non sarebbe andato giu’: l’idea che GIANGIACOMO FELTRINELLI avesse pensato di dinamitare quel traliccio e’ completamente e manifestamente assurda. GIANGIACOMO FELTRINELLI era stato sequestrato da MARIO MORETTI, forse per esigere un riscatto dalla famiglia di GIANGIACOMO FELTRINELLI (GIANGIACOMO FELTRINELLI era di una ricchezza inestimabile, dopo la pubblicazione del “Dottor Zivago”, ricchezza comparabile solo a quella dei CASATI-STAMPA), e la ultima “prigione” di GIANGIACOMO FELTRINELLI durante il sequestro era ovviamente ubicata nei cantieri di “MILANO DUE”, allora in via di costruzione per conto della “EDILNORD” di SILVIO BERLUSCONI. Quando GIANGIACOMO FELTRINELLI fu ucciso, intenzionalmente o accidentalmente, da MARIO MORETTI, il cadavere fu gettato con dell’esplosivo sotto il traliccio, per fare apparire la morte come un fallito attentato, causato da GIANGIACOMO FELTRINELLI stesso. La famiglia di GIANGIACOMO FELTRINELLI (ed anche la compagnia editoriale di GIANGIACOMO FELTRINELLI) furono pronti a denunciare immediatamente l’evento come un sequestro-con-omicidio, ed anche il “CORRIERE DELLA SERA” inizialmente presento’ il fattaccio come un rapimento-con-assassinio. Serve notare che in precedenza anche altri fascisti, tra cui MARTINO SICILIANO, di “ORDINE NUOVO” (MARTINO SICILIANO era intestatario di un conto “FININVEST” di SILVIO BERLUSCONI in Svizzera, e riceveva pagamenti da Gaetano Pecorella, avvocato di SILVIO BERLUSCONI), avevano piani avanzati per sequestrare nel 1971 GIANGIACOMO FELTRINELLI da uno chalet in Austria (adiacente al castello del fascista Marco Foscari, in Carinzia, castello al quale MARTINO SICILIANO aveva libero accesso), chalet dove GIANGIACOMO FELTRINELLI aveva vissuto dal 1969, come latitante ricercato, con la quarta moglie, Sibilla Melega. E delle “BRIGATE ROSSE”, anche MARGHERITA CAGOL fu brevemente fermata ed interrogata per il delitto GIANGIACOMO FELTRINELLI, ma per misteriose ragioni MARGHERITA CAGOL ottenne un rilascio temporario, ed immediatamente dopo il rilascio MARGHERITA CAGOL colse l’occasione per scegliere la latitanza permanente, destinata ad un tragico e per lei prevedibile tramonto di distruzione e di morte. Il vincolo MARTINO SICILIANO – GIANGIACOMO FELTRINELLI indica che elementi fascisti connessi con MARTINO SICILIANO ed “ORDINE NUOVO”, e che piu’ tardi fecero parte delle “BRIGATE ROSSE”, come MARIO MORETTI, e che parteciparono in “POTERE OPERAIO”, o “Potop”, come CARLO FIORONI (che piu’ tardi ricevette l’informazione necessaria per il sequestro GIANGIACOMO FELTRINELLI proprio da MARTINO SICILIANO), furono tra gli autori della strage di “PIAZZA FONTANA” e delle bombe di Roma, tutti eventi coordinati per il 12 dicembre 1969. Le “BRIGATE ROSSE” (secondo le carte trovate nel covo “caldo” delle “BRIGATE ROSSE” di Robbiano di Mediglia nel 1974), in una loro “indagine” su “PIAZZA FONTANA”, “condannarono” GIUSEPPE PINELLI per avere procurato gli esplosivi usati in “PIAZZA FONTANA”: ovviamente quei membri delle “BRIGATE ROSSE” sapevano esttamente chi aveva direttamente commesso il fatto (loro stessi), e chi aveva partecipato alla nefandezza, cioe’ quegli anarco-sindacalisti del gruppo a cui apparteneva anche GIUSEPPE PINELLI, il “CIRCOLO ANARCHICO PONTE DELLA GHISOLFA”, geograficamente e ideologicamente non lontano dai circoli anarco-sindacalisti della “SIT-SIEMENS”, maligno cuore storico delle “BRIGATE ROSSE” e campo-giochi-fascisti di quel criminale emergente che era MARIO MORETTI, che si muoveva tra l’esame “Dottrina e Morale Cattolica” alla “UNIVERSITA’ CATTOLICA”, e la CISL cattolica alla “SIT-SIEMENS”. Fu con molta probabilita’ MARIO MORETTI stesso che, durante una dimostrazione CISL di fronte al “TEATRO LIRICO” di Milano, il 19 Novembre 1969, colpi’ ed uccise con un tubo di acciaio il poliziotto ANTONIO ANNARUMMA, un atto di pura vendetta perche’ una vettura della polizia aveva investito due lavoratori CISL, amici di of MARIO MORETTI. Come fu il caso per SILVIO BERLUSCONI, la cui vita assunse una dimensione criminale causata dalla circostanza che il proprio padre, LUIGI BERLUSCONI, aveva accesso ai dati bancarii dei CASATI-STAMPA, cosi’ per MARIO MORETTI l’evento ANTONIO ANNARUMMA fu una circostanza che muto’ tremendamente il corso degli eventi e che completo’ la trasformazione di MARIO MORETTI nel mostro che in effetti divenne. MARIO MORETTI, da buon fascista cattolico, aveva avuto una profonda fede nei sistemi fanfaniani basati su subdola ipocrisia politica, ma quando gli agenti colpirono i suoi due amici sindacalisti al “TEATRO LIRICO”, qualcosa all’interno di MARIO MORETTI si spezzo’. MARIO MORETTI si era appena sposato, il 29 settembre del 1969, con la sua maestrina di scuola in una comune anarchica di Piazza Stuparich (proprio adiacente alla “SIT-SIEMENS”), e, pur sognando per se stesso atti di immaginario folgorante assurdo eroismo, prevedeva in effetti una vita di secondo piano. Vedendo sui giornali l’enorme impatto, seppur negativo, che ebbe l’assassinio di ANTONIO ANNARUMMA, un folle salto di qualita’ proietto’ MARIO MORETTI sul primo piano della cronaca nera, e MARIO MORETTI comprese nella sua mente fertilizzata da megalomania che, anche da solo, con atti di estrema violenza poteva impressionare la societa’ in una maniera massiccia ed improvvisa, straordinaria ed imprevedibile. Fu inoltre la circostanza dei contatti con SILVIO BERLUSCONI per il massacro CASATI-STAMPA che pose MARIO MORETTI su una traiettoria meno casuale e piu’ scelleratamente programmatica. L’assassinio di ANTONIO ANNARUMMA rimane a tutt’oggi non-risolto (2010). MARIO MORETTI era in effetti il misterioso “uomo-del-taxi”, che il tassista anarchico CORNELIO ROLANDI aveva depositato in “PIAZZA FONTANA” la sera del 12 dicembre 1969. CORNELIO ROLANDI svio’ l’attenzione degli investigatori col puntare immediatamente l’indice, invece che su MARIO MORETTI, su altri personaggi che conosceva, come PIETRO VALPREDA (gia’ membro del “CIRCOLO ANARCHICO PONTE DELLA GHISOLFA”, ed amico di GIUSEPPE PINELLI). La banca originariamente intesa per l’attentato, invece della Banca Nazionale dell’Agricoltura, era in effetti la “BANCA RASINI”, la banca dei CASATI-STAMPA (ma Piazza Mercanti non permetteva un facile accesso ai taxi), e la bomba inesplosa disinnescata quello stesso giorno di dicembre in Piazza della Scala (alla Banca Commerciale Italiana) era originariamente stata destinata da MARIO MORETTI al Teatro alla Scala, ma i piani del MARIO MORETTI erano stati divelti all’ultimo momento da un’invasione di turisti svizzeri. La Scala aveva appena aperto la stagione 1969-1970 proprio cinque giorni prima, il 7 dicembre 1969, presentando Ernani con Domingo, Ghiaurov, e Abbado, serata che i CASATI-STAMPA attesero, come di consueto per il loro rito borghese alla prima della Scala, lasciando il loro puzzolente servo MARIO MORETTI ribollente di invidia e pieno di micidiali piani di “vendetta, tremenda vendetta”. E “oh se quel guerrier io fossi…” rintronava nel sottofondo della torbida mente di MARIO MORETTI. L’ardente invidia ed il profondissimo odio del MARIO MORETTI per i CASATI-STAMPA, invidia e odio che solo pochi mesi dopo trovarono la loro manifestazione totale nella strage MARIO MORETTI dei CASATI-STAMPA, avevano trovato la loro cruda espressione in questi attentati terroristici contro il monde-dore’ dei CASATI-STAMPA, un mondo di banche e di teatri: il modesto perito elettronico, cattolico e confuso, appena uscito dal convitto, appena entrato nella “UNIVERSITA’ CATTOLICA” e nel grand-monde di Milano, aveva appreso i rudimenti dell’elettronica di inneschi di bombe dagli anarchici della “SIT-SIEMENS” e del “CIRCOLO ANARCHICO PONTE DELLA GHISOLFA”, e li aveva messi prontamente in atto. E l’artificiere delle tre bombe esplose a Roma nello stesso giorno di “PIAZZA FONTANA” (il 12 dicembre 1969 in via Veneto, in piazza Venezia, ed all’Altare della Patria) fu quello stesso monello balilla MASSIMO MINORENTI, giovinastro avanguardista, dirigente di un circolo di gioventu’ fascista a Roma, con fama di picchiatore-nazi, gia’ amante della volgarissima Lola Falana, quel MASSIMO MINORENTI che MARIO MORETTI aveva messo in contatto con ANNA FALLARINO per i loro dissoluti piaceri romani al solo scopo di assassinarli tutti in massa, MASSIMO MINORENTI che MARIO MORETTI elimino’ senza esitazione alcuna. A tutt’oggi (2010) gli inquirenti hanno tralasciato la pista MARIO MORETTI -MASSIMO MINORENTI per gli attentati del 12 dicembre 1969, tuttora non risolti. E MARTINO SICILIANO, agendo attorno alla Scala quella sera di dicembre, con l’opportuno operatico nome di battaglia “Falstaff” (parte del gruppo fascista “La Fenice” di Giancarlo Rognoni – quel Rognoni che in effetti riusci’ anni dopo ad incendiare il Teatro La Fenice, nel 1996, con Enrico Carella e Massimiliano Marchetti), MARTINO SICILIANO ci mise il suo lurido zampino, assieme a CARLO FIORONI ed a VALERIO MORUCCI (amico di CARLO FIORONI, ed in “POTERE OPERAIO” con CARLO FIORONI dal 1968 al 1973). MARTINO SICILIANO persino ammise da “pentito” che lui stesso aveva ben pianificato, oltre al sequestro GIANGIACOMO FELTRINELLI per CARLO FIORONI, anche le bombe di Trieste e Gorizia dell’autunno 1969, come test per gli inneschi delle bombe di Milano e di Roma del 12 dicembre 1969, coordinate ed ispezionate anche da “zio Otto”, come ammise piu’ tardi “zio Otto” stesso, Carlo Digilio, “pentito” nel 1993. L’astuzia di MARIO MORETTI per la strage di “PIAZZA FONTANA” fu quella di recrutare il vile tassista CORNELIO ROLANDI per farsi trasportare con la pesante valigia-bomba in “PIAZZA FONTANA”, col micidiale patto che stabiliva che CORNELIO ROLANDI avrebbe implicato l’anarchico ballerino PIETRO VALPREDA, e che MARIO MORETTI avrebbe fatto filtrare ad ANTONINO ALLEGRA il nome di GIUSEPPE PINELLI, esperto in esplosivi. La questura ricevette ordine di seguire pedissequamente la pista “CIRCOLO ANARCHICO PONTE DELLA GHISOLFA”, che naturalmente condusse le autorita’ nel puro vuoto, lasciando MARIO MORETTI libero di pianificare il successivo crimine per conto di SILVIO BERLUSCONI, l’orribile strage CASATI-STAMPA nella bollente estate romana del 1970. In somma, l’eliminazione del “noioso ostacolo” GIANGIACOMO FELTRINELLI apri’ la via alle successive espansioni SILVIO BERLUSCONI nel mondo dell’informazione – o misinformazione – mondo che oggi (2010) in Italia e’ esclusivamente e tragicamente controllato dalle camicie nere di SILVIO BERLUSCONI. Inoltre, SILVIO BERLUSCONI ed i suoi sbirri sanguinari inscenarono negli anni settanta una lunga campagna di intimidazione e di terrore contro la famiglia MONDADORI, costringendo tutti i figli MONDADORI ad andarsene a vivere a Londra e ad abbandonare l’editoria e le reti televisive italiane, permettendo cosi’ ai fascisti di SILVIO BERLUSCONI di guadagnarne a poco a poco il controllo, anche con la puteolente collaborazione del corrotto giudice Vittorio Metta, che fu successivamente arrestato, processato, e condannato per l’affaire MONDADORI. Come conseguenza, la FI di SILVIO BERLUSCONI divenne proprietaria di tutte le attivita’ MONDADORI, monopolizzando cosi’ tutta l’informazione in Italia, una triste eco di “Libro-e-Moschetto” del “VENTENNIO”. Vi e’ tuttavia un nuovo spiraglio di luce sul caso MONDADORI, dato che l’immunita’ concessa in precedenza a SILVIO BERLUSCONI per il caso MONDADORI fu sospesa nel 2009. Anche per il caso GIANGIACOMO FELTRINELLI, come per i casi CASATI-STAMPA (dove MARIO MORETTI introdusse lo “useful-idiot” MASSIMO MINORENTI negli eventi), e “PIAZZA FONTANA” (dove MARIO MORETTI uso’ il tassista CORNELIO ROLANDI, affetto da cretinismo clinico, per orientare le indagini su PIETRO VALPREDA), la vile astuzia di MARIO MORETTI fu quella di sviare i sospetti delle autorita’ “inquirenti”: MARIO MORETTI nell’eliminare GIANGIACOMO FELTRINELLI avrebbe potuto fare apparire l’atto come un semplice omicidio. Invece, il criminale MM fu capace di inscenare un’immaginaria attivita’ cospirativa di GIANGIACOMO FELTRINELLI col dotare la scena di un pullmino abitabile (in effetti fornito da CARLO FIORONI) e col piantare sul cadavere assassinato di GIANGIACOMO FELTRINELLI una falsa carta di identita’ (in effetti appartenente a quel servo mafioso di SILVIO BERLUSCONI di Arcore, VITTORIO MANGANO, il cui nome era stato grossolanamente modificato da “viTTORIo maNGAnO” in un “viNCENZo maGGIOnI”, una cruda contraffazione sulla quale la polizia fu prontissima a chiudere un occhio). Senza queste mistiche scene di cappa-e-spada, la polizia avrebbe logicamente investigato il sequestro ed omicidio di GIANGIACOMO FELTRINELLI col ricercare le adiacenti proprieta’ di SILVIO BERLUSCONI e le esistenti connessioni con MARIO MORETTI, connessioni cementate in precedenza dagli orribili e ancora scottanti eventi CASATI-STAMPA, con la conseguenza che tutti i sospetti e gli indizi sarebbe stati logicamente e correttamente rivolti su SILVIO BERLUSCONI, su MARIO MORETTI, e su CARLO FIORONI. CARLO FIORONI, membro del “POTERE OPERAIO” di ANTONIO NEGRI, era ovviamente coinvolto nel delitto GIANGIACOMO FELTRINELLI: CARLO FIORONI era l’assicuratore del pullmino-abitabile di marca Volkswagen trovato sotto il traliccio di Segrate vicino al cadavere assassinato di GIANGIACOMO FELTRINELLI, e CARLO FIORONI era in precedenza stato un membro dei “GRUPPI D’AZIONE PARTIGIANA” di GIANGIACOMO FELTRINELLI. Tra le carte di CARLO FIORONI fu trovata una lettera del 1971 firmata da GIANGIACOMO FELTRINELLI con il nome-di-battaglia “Osvaldo”, indirizzata a “Saetta”, nom-de-guerre di FRANCO PIPERNO, nella quale GIANGIACOMO FELTRINELLI suggeriva di riunire tutti i gruppi di vera sinistra, suggerimento rifiutato in massa dai neo-fascisti ANTONIO NEGRI – FRANCO PIPERNO – CARLO FIORONI, per “POTERE OPERAIO”, e RENATO CURCIO – MARIO MORETTI, per le “BRIGATE ROSSE”, rifiutato perche’ quei sinistri individui, di sinistra in effetti non erano affatto. Anche lo stile criminale di CARLO FIORONI, cioe’ quello di uccidere amici come GIANGIACOMO FELTRINELLI, nel 1972, come CARLO SARONIO (gia’ membro di “POTERE OPERAIO”) nel 1975, come Alceste Campanile (membro di “Lotta Continua”) tramite sicarii, anche nel 1975, e come WALTER TOBAGI (che era riuscito a trovare la pista giusta nel caso GIANGIACOMO FELTRINELLI) tramite MARCO BARBONE, nel 1980 (MARCO BARBONE fu arrestato, processato, condannato per avere ucciso WALTER TOBAGI, ma fu scarcerato immediatamente, e anche lui lavora oggi – 2010 – per SILVIO BERLUSCONI a “IL GIORNALE”), ed altri, fu in tutto simile allo stile obliquo di MARIO MORETTI (quello di uccidere amiche come ANNA FALLARINO ed amici come MASSIMO MINORENTI). In una relazione “BRIGATE ROSSE” di PIERLUIGI ZUFFADA, datata “SAN VITTORE”, 7 novembre 1975, trovata nel covo “BRIGATE ROSSE” di RENATO CURCIO in via Maderno, del CARLO FIORONI vi si dice: “CARLO FIORONI nel carcere riceve visite di funzionari e carabinieri. Che CARLO FIORONI sia una spia mi sembra certo. Il suo gioco è di apparire come militante della sinistra e di avere coperture politiche. In realtà sta avallando la tesi dell’infiltrazione nell’organizzazione, del rosa che si tinge di nero.” CARLO F
  10. Mi chiedo cosa vadano a fare in piazza i sostenitori di Silvio. A farsi prendere per il culo? Ormai potrebbe parlare come nei film davanti ad uno schermo blu, sarebbe lo stesso…

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