
Pubblicità della Toronto Dominion Bank mirata sulla clientela GLBT. Le due persone che si abbracciano sulla poltrona verde sono due uomini (non so se si vede date le dimensioni dell'immagine).
Dopo un volo di nove ore piene, fatto con 100 km/h di vento contrario, sono tornato a Toronto. Prima di una partenza e di un ritorno non sono mai di buon umore: considerare due luoghi come “casa” ti fa sentire a metà ovunque tu sia, e questa strana sensazione la puoi rendere anche a livello materiale, per esempio con la divisione dei libri. Per una legge di Murphy, il libro che ti serve da consultare a Roma è sempre nella tua casa di Toronto e viceversa. Per fortuna a Toronto abbiamo delle signore biblioteche, e quindi amen. Però volete mettere poter sottolineare la propria copia o, in caso di rilettura, potersi andare a leggere le proprie glosse? Impareggiabile.
Comunque, ieri sono tornato in Canada dopo ben 90 minuti di attesa per far controllare il passaporto. Il controllo in sè è stato quasi fulmineo, solite due domande di prassi e dogana passata, ma a certi che avevano sembianze mediorientali gli contavano i peli del buco del culo e immagino che i dialoghi delle guardie con i malcapitati fossero del tipo “Qui abbiamo 66 peli, mentre sul passaporto dice solo 64, come la mettiamo?”
Il giorno dopo, ho subito dovuto tenere una lezione ai miei studenti e poi ho dovuto fare una serie di incombenze tipiche da ritorno. Passando in banca, ho trovato un ragazzo sui 25 anni, asiatico ed evidentemente finocchio, che sedeva sulla sedia dove abitualmente siede la guardia privata della mia filiale. La guardia è una signora sui 45-50 anni, etero. Il ragazzo era tutto impegnato con dei ferri da calza a cercare di cominciare un lavoro a maglia, e la scena era abbastanza buffa. Dopo qualche minuto, la guardia s’è avvicinata al tipo e, in modo molto amichevole e sorridente, gli ha preso i ferri e gli ha mostrato come inziare il primo nodo del lavoro, intrecciando il filo della matassa attorno a un ferro. Il ragazzo ha emesso tutta una serie di urletti ed esclamazioni del tipo “Oh ma è fantastico! Oh ma come fai questa cosa? Oh ma insegnami! Oh ma fammi vedere!” e i commenti dei canadesi in fila erano del tipo: “Ecco, adesso la banca dovrà pagarla per il doppio lavoro!” e giù risate. Il tutto s’è svolto in un clima ridanciano e molto amichevole. Guardando la scena, e commentando di mio, ho pensato che in Italia non sarebbe proprio possibile vedere una scenetta del genere. Anzitutto perché le guardie, in genere, da noi sono solo uomini. Poi perché hanno un atteggiamento molto freddo e distaccato – quando non sono attaccati al loro telefonino, nel marasma della noia – che forse è anche giusto e appropriato, dal momento che in definitiva sono guardie armate che devono vigilare sulla sicurezza dentro alla filiale, e devono anche evitare che un eventuale malintenzionato gli rubi la pistola per poi fare la rapina con quella stessa pistola! Va anche detto che le banche canadesi hanno delle entrate normali, come qualunque altro negozio, non la scannerizzazione della pupilla che a momenti ci ritroviamo in Italia, e anche la guardia privata non si vede sempre. In questo caso, era molto più interessata al lavoro a maglia che a vigilare… sarà che la filiale è nel cuore del Gay Village? Secondo me poteva capitare in qualunque altra zona di Toronto.
Mah, guarda, a volte questi miracoli succedono anche a Milano. Vicino casa mia c’è una banca, con relativa guardia giurata un po’ in là con gli anni, che mi ha visto parcheggiare la mia vecchia 500. Da allora mi ferma ricordando le sue avventure giovanili sul cinquino e i suoi primi amori in camporella.
Fossi un rapinatore di banca mi armerei di ferro per la maglia/vecchia automobile a seconda del sesso della guardia, per far breccia nel suo cuore prima che nel muro del caveau :p
Ahahhaha, grande Davide!